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Suicidio in carcere ad Avellino: tre detenuti morti in un solo giorno. L’allarme del SPP: “Non può essere normale morire dietro le sbarre”

Suicidio in carcere ad Avellino: tre detenuti morti in un solo giorno. L’allarme del SPP: “Non può essere normale morire dietro le sbarre”

24 Marzo 2025 | by redazione
Suicidio in carcere ad Avellino: tre detenuti morti in un solo giorno. L’allarme del SPP: “Non può essere normale morire dietro le sbarre”
Cronaca
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Un detenuto di 48 anni, tossicodipendente e originario della Campania, si è tolto la vita nel carcere di Avellino. La notizia, resa nota dal segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria (SPP), Aldo Di Giacomo, si inserisce in una giornata drammatica per il sistema penitenziario italiano: altri due suicidi si sono verificati a Trieste, dove è morto un giovane egiziano di 30 anni, e a Genova, dove a togliersi la vita è stato un detenuto italiano di 70 anni.

Tre suicidi in un solo giorno, sei negli ultimi otto. Ventiquattro da inizio anno. “Con questo ritmo – avverte Di Giacomo – rischiamo di superare il triste record del 2023, anno nero per il carcere italiano, con ben 91 suicidi registrati”.

Un’emergenza silenziosa, troppo spesso ignorata o derubricata a tragico evento individuale. “Ma morire in carcere non può diventare la norma – denuncia il segretario del SPP – e i numeri sono lì a dimostrarlo. A essere più colpiti sono i giovani, i tossicodipendenti, gli stranieri e, sempre più spesso, persone con disagio psichico, che non dovrebbero nemmeno trovarsi dietro le sbarre”.

I dati parlano chiaro: nel 2024 l’età media dei detenuti suicidi si è abbassata, e si è registrato un aumento del 40% dei casi tra chi soffre di disturbi mentali. Una parte consistente della popolazione carceraria – circa un terzo – è rappresentata da tossicodipendenti, mentre cresce il numero di detenuti stranieri, soprattutto nordafricani, coinvolti in episodi estremi.

A preoccupare è anche la distribuzione geografica del fenomeno. Alcuni istituti penitenziari continuano a registrare numeri più alti della media: Napoli Poggioreale, Modena, Verona, Firenze Sollicciano, Palermo Pagliarelli, Foggia. “Serve una risposta concreta e urgente – afferma Di Giacomo – sia per comprendere le cause di queste morti, sia per mettere in campo interventi strutturati”.

Il sindacato da tempo propone misure chiare: sportelli di ascolto psicologico, presenza fissa di psichiatri, psicologi, mediatori culturali, interpreti per gli stranieri, ma anche attività lavorative e formative per ridare senso al tempo della detenzione. “Non basta più indignarsi dopo l’ennesimo dramma. Serve un sussulto dell’amministrazione penitenziaria e della politica, che troppo spesso si limitano a dichiarazioni di rito. Lo Stato ha il dovere di tutelare la vita di chi è affidato alla sua custodia, e anche quella del personale che lavora ogni giorno in condizioni sempre più difficili”.

Secondo il SPP, occorre anche ripensare le politiche detentive, valorizzando misure alternative che favoriscano il reinserimento e riducano la recidiva: “Non si tratta di scorciatoie o di buonismo – conclude Di Giacomo – ma di applicare i principi della Costituzione, con strumenti, risorse e una rete di supporto che coinvolga anche i territori”.

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