Nessuna attenuazione della misura cautelare, l’ex sindaco di Avellino, Gianluca Festa, resta agli arresti domiciliari. Così hanno deciso i giudici dell’VIII sezione del Tribunale del Riesame di Napoli che, anche alla luce dei nuovi atti depositati dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta “Dolce Vita, hanno confermato quanto disposto dal gip del tribunale del capoluogo irpino, Giulio Argenio.
Rigettata dunque l’istanza presentata dalla difesa dell’ex primo cittadino, rappresentata dai penalisti Luigi Petrillo e Concetta Mari, che aveva depositato una memoria di cinquanta pagine. Tra trenta giorni saranno pubblicate le motivazioni che hanno indotto il Riesame alla conferma della misura. La decisione era molto attesa dal gruppo consiliare della maggioranza uscente e da molti esponenti della giunta Festa, in primis la sua vice Laura Nargi, a un passo dall’essere lei la candidata dello schieramento civico per provare il bis alle elezioni dell’8 e 9 giugno.
Anche lei, però, risulta indagata e questa opzione si era raffreddata. Ora, se l’ex fascia tricolore non potrà, neanche solo come regista, condurre la campagna elettorale, le cose sul fronte elezioni comunali si complicano.
Da ieri, intanto, è tornato in libertà l’architetto Fabio Guerriero, assistito dagli avvocati Nicola Quatrano e Marino Capone, anch’egli indagato nell’inchiesta “Dolce Vita” e agli arresti domiciliari dal 18 aprile proprio come Festa e l’ex dirigente comunale Filomena Smiraglia, alla quale è stata comminata la misura cautelare meno afflittiva dell’interdizione dai pubblici uffici per un anno. Guerriero, fratello del consigliere Diego, ed ex presidente dell’ente Parco dei Monti Picentini, è implicato nelle indagini per quanto concerne l’aiuto procurato a una concorrente al concorso per 3 posti di funzionario tecnico, categoria D1, al Comune di Avellino, che poi lavorava nel suo studio professionale ed è anche lei indagata ma a piede libero.
Per Guerriero sono prevalse le tesi difensive dei suoi legali che hanno basato il ricorso sull’insussistenza della rivelazione del segreto d’ufficio in quanto né l’architetto né Marianna Cipriano (la professionista che avrebbe superato la selezione secondo gli inquirenti avendo ricevuto in anticipo le domande) erano pubblici ufficiali. Festa, Guerriero e Smiraglia sono accusati a vario titolo di depistaggio, frode, turbata libertà degli incanti, falso in atto pubblico e corruzione.