Catturato a Napoli, a Calata Capodichino, il detenuto che lo scorso marzo 2023 era evaso, con un altro ristretto che era già arrestato a giugno 2023, dal carcere minorile di Airola. “E’ un’ottima notizia e i nostri complimenti vanno al personale dell’articolazione campana del Nucleo Investigativo Centrale del Corpo di Polizia Penitenziaria che, in collaborazione con le altre forze di Polizia, si era immediatamente posto sulle tracce del fuggiasco.
Un particolare apprezzamento va ai colleghi di Airola, coordinati dal Dirigente aggiunto Comandante di Reparto”, commenta Sabatino De Rosa, vice coordinatore regionale per il settore minorile della Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria e dei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti che svolgono quotidianamente il servizio nelle carceri minorili con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici”.
Impietosa la denuncia di Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Va fatta, inevitabilmente, un’attenta analisi di quanto sta accadendo, considerato che entrambi i due evasi dal carcere minorile di Airola sono maggiorenni! Da molto, troppo tempo arrivano segnali preoccupanti dall’universo penitenziario minorile: Catania, Acireale, Beccaria, Torino, Treviso, Bologna, Casal del Marmo a Roma, Nisida, Bologna, Airola… abbiamo registrato e continuiamo a registrare, con preoccupante frequenza e cadenza, il ripetersi di gravi eventi critici negli istituti penitenziari per minori d’Italia.
Da anni, specie da quando la politica ha deciso che anche i maggiorenni fino a 25 anni possono essere ristretti nelle carceri minorili, abbiamo chiesto inutilmente ai vertici del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità che le politiche di gestione e di trattamento siano adeguate al cambiamento della popolazione detenuta minorile, che è sempre maggiormente caratterizzata da profili criminali di rilievo già dai 15/16 anni di età e contestualmente da adulti fino a 25 anni che continuano ad essere ristretti.
La realtà detentiva minorile italiana, come denuncia sistematicamente il SAPPE, è più complessa e problematica di quello che si immagina: per questo si dovrebbe ricondurre la Giustizia minorile e di Comunità nell’ambito del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria piuttosto che mantenerla come Dipartimento a sé. Anche questa clamorosa giornata ad alta tensione conferma, purtroppo, che avevamo ed abbiamo ragione”.