A causare la morte di Antonio dello Russo è stata la sua condotta di guida in stato di alterazione psico-fisica dovuta all’abuso di alcol. Con questa motivazione il Gip del Tribunale di Avellino, Paolo Cassano, ha archiviato il procedimento a carico dei due carabinieri che lo stesso aveva quasi investito ad un posto di blocco, forzato per darsi alla fuga. I fatti risalgono alla notte tra il 14 e 15 gennaio del 2019. A quel punto uno dei militari sparò alcuni colpi d’arma da fuoco nel tentativo di fermare la vettura. Ma dalle successive indagini non è emerso un nesso causale tra le lesioni provocate dalle ferite per gli spari che lo avevano raggiunto e l’incidente avvenuto poco dopo. Per il giudice, in sostanza, la condotta dei carabinieri non appare censurabile, avendo loro stessi rischiato la propria vita pur di arrestare la marcia di un’auto che metteva a rischio l’incolumità degli utenti della strada. In particolare, il militare sparò per legittima difesa nel tentativo di salvaguardare sé stesso e il proprio collega da quella che ha assunto, in quelle circostanze e rapidità degli eventi, i connotati di un’aggressione. I due carabinieri indagati per la morte dell’ex corriere hanno ricostruito quanto accaduto quella notte dichiarando, in pratica, che Dello Russo nella fuga tentò di investirli. Affermazioni contestate dai familiari del 39enne di Mercogliano e dal loro avvocato Fabio Tulimiero, in quanto sarebbero state smentite da quanto emerso dalle immagini delle telecamere acquisite dagli inquirenti nei pressi del distributore Q8 di Sperone. Al termine della fuga la Fiat Bravo di Dello Russo si schiantò violentemente contro un albero allo svincolo di Taurano, mentre era in corso l’inseguimento della pattuglia dei carabinieri. Un impatto così violento da far sbalzare fuori dal vano il motore e provocare l’accartocciamento dell’auto.