Alta tensione, ieri, nel carcere di Ariano Irpino. La denuncia è del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del Segretario Regionale della Campania Tiziana Guacci, che spiega la serata di tensione vissuta nel carcere irpino: “All’atto della chiusura delle celle, alle 20, due detenuti si sono rifiutati di rientrare ed hanno dato vita, nella V Sezione, ad una protesta violenta, distruggendo quel che potevano. Sul posto, vista la situazione, sono accorsi rinforzi della Polizia Penitenziaria, il direttore ed il Comandante e si è quindi riusciti a mettere in sicurezza la Sezione. Il carcere irpino, per la presenza di detenuti di difficile gestione, è una polveriera e merita la giusta attenzione da parte dei vertici dell’Amministrazione penitenziaria”.
Per Donato Capece, Segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, “servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere: certo non indulti o amnistie. Espellere gli stranieri detenuti in Italia, per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di origine, potrebbe già essere una soluzione, come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. La Polizia Penitenziaria è veramente stanca di subire quotidianamente gratuite violenze per l’incapacità di una Amministrazione che non riesce ad intercedere ai livelli politici competenti, anch’essi sicuramente non esenti da gravi responsabilità”.
Impietosa la denuncia di Capece, che esprime solidarietà ed ha parole di apprezzamento per la professionalità, il coraggio e lo spirito di servizio dimostrati dai poliziotti penitenziari di Ariano Irpino: “Tutti i giorni i poliziotti penitenziari devono fare i conti con le criticità e le problematiche che rendono sempre più difficoltoso lavorare nella prima linea delle sezioni delle detentive delle carceri, per adulti e minori. Mi riferisco alla necessità di nuove assunzioni nel Corpo di polizia penitenziaria, corsi di formazione e aggiornamento professionale, nuovi strumenti di operatività come il taser, kit anti aggressioni, guanti antitaglio, telecamere portatili, promessi da mesi ma di cui non c’è traccia alcuna in periferia“.