Inizio anno col botto nel penitenziario minorile di Airola, nel Beneventano, dove la Polizia Penitenziaria ha rinvenuto droga e telefoni rinvenuti a seguito di una brillante operazione condotta dal personale.
A dare la notizia è Sabatino De Rosa, vice coordinatore regionale minorile per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “A seguito di indagini interne svolte dalla Polizia Penitenziaria, solo in questa settimana sono stati rinvenuti nel carcere minorile tre telefoni cellulari, abilmente occultati in varie zone dell’istituto.
Nell’ultimo mese, più precisamente, sono stati rinvenuti e sequestrati complessivamente cinque apparecchi telefonici. Nella stessa settimana, in una delle giornate previste per colloqui con i familiari, a seguito di perquisizione personale di un detenuto minorenne, dopo aver effettuato il colloquio con i parenti è stato rinvenuto un piccolo quantitativo di hashish nelle cuciture della felpa che indossava”.
“Entrambe le operazioni”, spiega ancora De Rosa, “sono frutto di attività investigativa che vede impegnato quotidianamente il personale di polizia nel contrasto e nella repressione del fenomeno illegale di spaccio di sostanza stupefacente e oggetti non consentiti tra le sbarre.
Il Sappe, in qualità di primo sindacato del Corpo, non può che complimentarsi per i risultati ottenuti dal personale in servizio ad Airola che tutti i giorni si trova a dover fronteggiare il notevole carico di lavoro dell’istituto causato dalla carenza di personale e dai numerosi tentativi di fare entrare in istituto telefoni cellulari e sostanze stupefacenti. Per contrastare l’introduzione di telefoni cellulari si dovrebbe fare ricorso a quegli strumenti tecnologici che ne rilevano la presenza in qualsiasi momento della giornata.
Un plauso è rivolto a tutti i poliziotti penitenziari che ad Airola, anche quando è stato assegnato un Comandante in pianta stabile, stanno svolgendo il loro lavoro egregiamente anche se con molti sacrifici per carenza di organico del ruolo agenti/assistenti”.
Per Donato Capece, Segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, sottolinea come il rinvenimento sia avvenuto “grazie all’attenzione, allo scrupolo e alla professionalità di Personale di Polizia. Questo deve far comprendere una volta di più come l’attività di intelligence e di controllo del carcere da parte della Polizia Penitenziaria diviene fondamentale.
E deve convincere sempre più sull’importanza da dedicare all’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari in materia di contrasto all’uso ed al commercio di telefoni cellulari e stupefacenti in carcere”.
Per il leader del SAPPE, quel che serve sono “interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Io credo che la soluzione ai problemi della giustizia minorile non possa essere solo quella di avere più direttori e dirigenti, come ha recentemente dichiarato il Ministro della Giustizia Nordio.
Servono piuttosto poliziotti e regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze. Oggi tutti scoprono che la giustizia minorile così com’è non va, ma è da troppo tempo che il SAPPE denuncia come registriamo già da mesi, con preoccupante frequenza e cadenza, il ripetersi di gravi eventi critici negli istituti penitenziari per minori d’Italia.
È da sottolineare che nell’ultimo periodo diversi detenuti delle carceri minorili provocano con strafottenza modi inurbani e arroganza i poliziotti penitenziari, creando sempre situazioni di grande tensione. Ed è per questo che ci stupiamo di chi “si meraviglia” se chiediamo una revisione della legge che consente la detenzione di ristretti adulti fino ai 25 anni di età nelle strutture per minori. Legge voluta dal Ministro della Giustizia Orlando con Renzi premier, lasciata intonsa dal Guardasigilli Bonafede con Conte presidente del Consiglio e lo stesso da Cartabia e Draghi”.
Capece ricorda infine che “il SAPPE, come primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, ha in più occasioni chiesto ai vertici del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità che le politiche di gestione e di trattamento siano adeguate al cambiamento della popolazione detenuta minorile, che è sempre maggiormente caratterizzata da profili criminali di rilievo già dai 15/16 anni di età e contestualmente da adulti fino a 25 anni che continuano ad essere ristretti.
Non è stato fatto nulla, zero assoluto, e i risultati sono l’evasione dal Beccaria, gli incendi e le aggressioni nelle altre carceri minorili di Nisida, Casal del Marmo, Bologna, Palermo, Treviso, per citarne alcuni.
La realtà detentiva minorile italiana, come denuncia sistematicamente il SAPPE, è più complessa e problematica di quello che si immagina: per questo si dovrebbe ricondurre la Giustizia minorile e di Comunità nell’ambito del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria piuttosto che mantenerla come Dipartimento a sé”.