Rito abbreviato per i due coniugi di Aiello del Sabato che avevano segregato una delle loro figlie in casa. Lo ha chiesto il loro avvocato Francesco Buonaiuto. La sentenza è prevista per il 9 febbraio. È quanto emerso oggi in Camera di Consiglio al Tribunale di Avellino in seguito al deposito della perizia psichiatrica richiesta dal gip Francesca Spella, e affidata al consulente Antonio Tomasetti, per stabilire se Maria Guarriello e Giuseppe D’Amore sono imputabili per le accuse di maltrattamenti nei confronti delle figlie e per aver sequestrato quella maggiore, M.D.A. Per l’esperto ctu, che ha riferito in aula, la madre all’epoca dei fatti era capace di intendere e di volere ed è stata definita sadica e incapace di provare alcun rimorso. Mentre il padre era parzialmente capace di intendere e volere in quanto succube della moglie e non è stato capace di ribellarsi. I due lo scorso aprile furono prima denunciati, dopo che la figlia minore trovò il coraggio di avvertire i carabinieri della situazione, poi, la madre, fu sottoposta alla misura cautelare in carcere, dove è tutt’ora rinchiusa, mentre per il padre scattò il divieto di avvicinamento alla casa di famiglia e alle persone offese. Indagini lampo, sfociate nel blitz della sera del 23 aprile, quando i militari dell’Arma del Comando provinciale misero fine a questa assurda vicenda.
La coppia è accusata di aver messo in pratica per anni maltrattamenti reiterati nei confronti della figlia 21enne, e dall’età di 16anni anche sull’altra figlia F.D.A. Vessazioni quotidiane con espressioni “schiava, serva” percosse a mani nude e con oggetti, impedendo di frequentare la scuola e di trovare un lavoro, e obbligandole a svolgere tutte le faccende domestiche e a badare i fratelli minori. Alla maggiore veniva impedito anche di mangiare a tavola, dove farlo in piedi una sola volta al giorno. La ragazza aveva tentato più volte di fuggire da quella che era diventata una prigione fino a quando è stata legata con delle catene ai polsi e alle caviglie. Ora, finalmente, ci sarà giustizia per lei e la sorella, nel frattempo sistemate in una struttura protetta.