Abusi sessuali perpetrati nei confronti di un 13enne. Si è concluso oggi con la condanna a 8 anni di reclusione, più il risarcimento del danno, il processo che vedeva sul banco degli imputati Don Livio Graziano, 50 anni, fondatore di una cooperativa sociale per l’assistenza alle persone con problemi di depressione e disturbi dell’alimentazione “Figli di Emmaus” di Prata Principato Ultra. Questa la sentenza di primo grado del Tribunale di Avellino, presidente giudice Lucio Galeota, nei confronti del sacerdote difeso dagli avvocati Gaetano Aufiero e Gianpiero De Cicco. Il Pubblico Ministero aveva chiesto una pena più severa, 11 anni, ma l’esclusione dell’aggravante di aver “pagato” la sua giovane vittima attraverso dei regali ha influito sulla condanna. Dunque, sono state giudicate credibili dal collegio giudicante le accuse supportate, da messaggi telefonici, foto, video e materiale
sequestrato al sacerdote. Ma gli avvocati del prete hanno già comunicato che faranno ricorso in appello. In attesa del nuovo procedimento, Don Livio Graziano resterà agli arresti domiciliari.
Al processo si è arrivati dopo la denuncia presentata dal padre del 13enne che l’anno precedente aveva frequentato un campo estivo organizzato proprio da don Livio nella struttura di Prata Principato Ultra. Le manette scattarono il 26 ottobre dello scorso anno, dopo le indagini coordinate dal procuratore Domenico Airoma. Don Livio Graziano non fa parte della Diocesi di Avellino ma è incardinato in quella di Aversa. La sua permanenza in Irpinia, come riportato dalle cronache del tempo, fu “contestata” a più riprese dall’allora Vescovo di Avellino, monsignor Francesco Marino.