Si ritorna a parlare dell’omicidio di Valentino Improta avvenuto nel 2018. Arriva la condanna definitiva per Pierluigi Rotondi, dopo il respingimento del ricorso non accolto in Cassazione che dunque ne conferma la sentenza della Corte di Assise di Appello di Napoli con una condanna a 18 anni di reclusione. L’epilogo giudiziario della vicenda, porta al riconoscimento di due responsabili per l’omicidio del 26enne di Montesarchio. Si tratta di Paolo Spitaletta condannato a 30 anni di reclusione e Pierluigi Rotondi a 18.I due in concorso agirono per l’omicidio di Improta, ucciso a colpi di fucile e poi bruciato all’interno della Fiat Punto della Madre, il 4 maggio del 2018 e ritrovato nei boschi del Monte Taburno. Una vicenda per tanti aspetti inquietante che parte da un altro reato, costato la vita ad un anziano. In precedenza, Improta, Rotondi e Spitaletta avevano compiuto una rapina in cui aveva perso la vita Giovanni Parente di 83 anni.Secondo gli investigatori, Rotondi e Spitaletta avrebbero temuto la collaborazione di Improta con le forze dell’ordoine per mitigare la sua posizione nel contesto della rapina finita male con la morte dell’83enne, per questo gli avrebbero teso una “trappola”. I due richiamarono Improta sul Monte Taburno con la scusa di pianificare un furto di rame nella zona. Era la sera del 2 maggio del 2018, Valentino Improta raggiunge a bordo della sua auto il luogo designato all’appuntamento,vi incontra Spitaletta, che gli spara con un fucile a canne mozze, e dà fuoco alla macchina per distruggere ogni traccia, poi raggiunge a piedi il complice Rotondi, e scappano in auto. L’epilogo giudiziario li vede entrambi condannati, Spitaletta a 30 anni e Rotondi a 18 anni di reclusione.