E’ stata una notte d’inferno ad Airola, che ha assistito inerme all’incendio che ha divorato un capannone adibito a deposito di materiale dell’azienda Sapa che produce componenti in plastica per automobili. Una notte fatta di via vai, di sirene dei camion dei Vigili del Fuoco, di fiamme alte che irrompevano nel buio e consumavano ogni cosa, all’interno del capannone rendendo la struttura brandelli di lamiere roventi, in parte implose a causa dell’elevato calore. L’odore acre del materiale plastico carbonizzato arriva ovunque in pochi minuti, trasportato dalla nube di fumo denso che oscura la cittadina. Il fumo nero e tossico raggiunge poi altri comuni della Valle Caudina, arriva fino al casertano e ad alcuni paesi della provincia di Napoli, è un disastro sotto gli occhi di tutti, uno scempio ambientale che si consuma lento e inarrestabile,la nube nera avvolge ogni cosa e sembra inghiottire anche la notte. La gente tramortita dalla scena, dalle notizie che si susseguono per strada, sui social, si chiude in casa, per non inalare l’aria diventata irrespirabile.Intanto le fiamme bruciano plastica e sciolgono il ferro, il fuoco cammina e solo l’intervento dei vigili del fuoco ha evitato il propagarsi dell’incendio ad altri capannoni che compongono la struttura nella zona industriale di Airola. Un lavoro incredibile quello dei vigili del fuoco, arrivati con 8 squadre da tutta la regione. L’inferno della Sapa fortunatamente non ha causato vittime, ma un vigile del fuoco intervenuto per domare le fiamme è stato soccorso dal 118 e ricoverato in ospedale a causa di una forte intossicazione. Mentre i caschi rossi hanno lavorato tutta la notte assieme ai carabinieri e gli esperti dell’Arpac, Airola non ha dormito, anche perchè il pensiero della nube tossica non va via con le fiamme, ma resta nel tempo, come spiegheranno gli esperti. La solidarietà non si è fatta attendere alla popolazione, a cominciare dalle istituzioni e dal Vescovo Monsignor Giuseppe Mazzafaro, che ha rivolto il suo pensiero alla gente, agli imprenditori, agli operai con l’augurio di poter ricostruire e ricominciare.