Il Garante Ciambriello: “La perdita di tali vite a un ritmo più che settimanale non produce sussulti.”
Benito, 53 anni, sposato e padre di figli, si è impiccato ieri nel carcere di Ariano Irpino (AV). Calabrese, era lì da un mese, in attesa di giudizio, proveniente dal carcere di Vibo Valentia. È il quinto suicidio nelle carceri Campane dall’inizio dell’anno, più un adolescente in una comunità residenziale. In Italia siamo a 28 suicidi. Per il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello: “La perdita di tali vite a un ritmo più che settimanale non produce sussulti, non assume quel rilievo come tema, che nella sua drammaticità dovrebbe avviare ad una effettiva riflessione ed elaborazione delle marginalità individuali e sociali che la nostra attuale organizzazione sociale produce. Il carcere serve a togliere la libertà, non la vita. La politica ai vari livelli, la società civile devono mettere in campo iniziative di una giustizia riparativa, inclusiva, promuovere orizzonti, andare oltre le mura dell’indifferenza Negli istituti di pena si concentrano gruppi vulnerabili che sono tradizionalmente quelli in cui rientrano i soggetti a rischio suicidario, ovvero giovani, persone con disturbi mentali, persone socialmente isolate, con problemi relazionali, di abuso di sostanze, e con storie di precedenti comportamenti auto ed etero lesivi. Bisogna andare oltre l’attuazione di quel protocollo anti-suicidario che si applica in condizioni normali, ma che non dà buoni risultati in un’ottica che tenga conto della complessità di queste vite e dei bisogni delle nuove utenze.”