È morto a 65 anni, stroncato da un arresto cardiocircolatorio, il boss dell’ex clan Partenio Amedeo Genovese. Le sue condizioni di salute erano già molto precarie, al punto che era stato trasferito da alcuni giorni nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma. Poi il quadro clinico è improvvisamente precipitato e Genovese è deceduto per un infarto fulminante. In regime di 41 bis dal 2010, il 65enne, che aveva fondato assieme al cugino Modestino il clan che dagli anni ’90 e fino ai primi anni del 2000 controllava tutte le attività di spaccio, di usura e di racket delle estorsioni ad Avellino e nell’Hinterland, stava scontando la condanna all’ergastolo. Prima di affermarsi come boss era stato molto vicino al clan Cava di Pago Vallo Lauro, in particolare ad Antonio Cava, detto ‘Ndo ‘Ndo.
Diverse le condanne a suo carico, in particolare quella per l’omicidio di un pregiudicato di Serino, Walter De Cristoforo, che stava tentando di mettersi in proprio per la gestione della piazza di spaccio. Genovese fu riconosciuto come mandante di quel delitto avvenuto il 12 luglio del 2000. Ultimamente la sua storia criminale è tornata alla ribalta dopo la decisione del figlio Damiano di candidarsi al Consiglio comunale di Avellino nel 2018, riuscendo anche a essere eletto nella lista della Lega per poi comunicarlo al padre durante un colloquio. Mentre, proprio nell’ambito nella maxi-inchiesta sul nuovo clan Partenio, era stato l’ex boss, durante un’altra visita in carcere del figlio, recentemente condannato a tre anni di reclusione per possesso di armi illegali e ricettazione, a suggerirgli di “fare pace” con i nuovi vertici del gruppo criminale, i fratelli Pasquale e Nicola Galdieri, ritenuti da Amedeo particolarmente pericolosi.
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