La convalida del fermo, da parte del gip Francesca Spella, di Gerardo Limongiello, l’85enne che in un impeto d’ira ieri ha ucciso la moglie 83enne, Antonietta Ficuciello, è attesa per domani mattina. Quando saranno definitivamente sciolti i nodi anche da parte del sostituto procuratore Vincenzo Russo sull’effettuazione o meno dell’autopsia sul corpo della donna. L’uxoricida, intanto, resta nel reparto psichiatrico del Landolfi di Solofra, sorvegliato a vista. Sicuramente dopo la formalizzazione dell’arresto sarà condotto presso una struttura di detenzione protetta, adeguata alla sua età e al suo stato psicofisico.
Intanto si chiariscono anche dinamiche e ragioni del delitto maturato nell’appartamento della coppia in via Sottotenente Giovanni Iannaccone ad Avellino. La moglie non voleva trasferirsi in una casa di riposo cittadina e il marito, cardiopatico, con diversi bypass, non ce la faceva più ad accudire lei e la loro abitazione. Il movente dell’uxoricidio della donna che da un paio di mesi era quasi immobilizzata per le grosse difficoltà a deambulare, è tutto qua. Il marito non riusciva più a sobbarcarsi tutto il peso della spesa, le faccende domestiche, la cucina e l’aiuto necessario alla consorte che aveva bisogno di un sostegno anche solo per spostarsi da una stanza all’altra e per tutte le sue necessità. Limongiello lo ha raccontato ai carabinieri del Comando Provinciale dove si è recato dopo aver ucciso l’amata moglie soffocandola con un cuscino. Le responsabilità che sentiva forti andavano oltre le sue forze. Per un periodo gli aveva dato una mano una giovane parente che poi è andata via. Aveva chiesto un aiuto ai familiari ma nessuno si era sobbarcato quell’impegno così gravoso. Anche la sera precedente avevano litigato, lei non ne voleva sapere di trasferirsi nella struttura per anziani e poi all’alba il litigio si è riacceso quando lui le ha rimboccato le coperte e ha provato a misurarle la febbre. Voleva verificare la temperatura in quanto da pochi giorni avevano fatto il vaccino ed era preoccupato per lei. In quel momento è ripartita la discussione e, secondo quanto l’85enne ha dichiarato agli inquirenti, la moglie lo ha morso ad un avambraccio. A quel punto l’uomo si è difeso usando il cuscino che poi, in un lampo, è diventato lo strumento per soffocarla. Limongiello non voleva farlo, secondo quanto detto agli investigatori dell’Arma, ha provato anche a rianimarla. Poi quando si è accorto che non c’era nulla da fare ha pensato al suicidio, tentativo messo in atto tagliandosi le vene già due mesi fa, ma non ce l’ha fatta. Da qui la decisione di vegliare il corpo per qualche ora e poi andare a confessare il delitto.