Assolti perchè il fatto non sussiste. E’ la formula con la quale Nunzia De Gorolamo e gli altri sette imputati nel processo sullo scandalo all’Asl di Benevento sono stati assolti, con formula piena, dai giudici, un collegio di sole donne, del Tribunbale di Benevento. Una formula che smantella in toto tutto l’impianto accusatorio della pubblica accusa che aveva ipotizzato reati gravissimi, concussione su tutte, e congetturato un “direttorio” capace di orientare appalti e consulenze esterne al vertice del quale c’era proprio Nunzia De Girolamo. Intercettazioni telefoniche ed ambientali andavano a corroborare le congetture degli inquirenti ma tutto questo è crollato dinanzi alla sentenza della magistratura giudicante che non ha creduto alle tesi accusatorie. Una formula che non ammetterà ricorsi in appello, tanto è chiara la insussistenza del portato, per cui è plausibile pensare che il processo termini qui senza strascichi ulteriori. Ora bisogna attendere la motivazione della sentenza, 90 giorni, per capire meglio in che modo si sia passati da un estremo all’altro, dalla richiesta del PM Tillo di condanne esemplari e particolarmente acerbe all’assoluzione con formula piena. E’, per certi versi, il dettato della democrazia laddove ci si difende nel processo e non dal processo come ha detto ieri pomeriggio, a caldo, la stessa De Girolamo. Che ne ha subiti parecchi di rovesci. Gli ultimi tre anni l’hanno segnato molto. E’ finita ai margini del suo partito, Forza Italia, vittima della vendetta di Berlusconi e della voglia dei Mastella di levarsela di torno, il collegio in Emilia, una provocazione, in sostanza la repentina perdita di leadership che Arcore le aveva attribuito nel corso degli ultimi dieci anni. Ora, il lavacro giudiziario, dal quale esce a testa altissima, la riconsegnrebbe all’agone politico , Ciao Maschio a parte, e non è peregrino pensare che una volta assorbito l’orgasmo di questi giorni Nunzia abbia di nuovo voglia di tornare ad essere l’enfant terrible degli anni ruggenti.