Era la notte tra il 14 e il 15 gennaio del 2019 quando Antonio Dello Russo, a bordo della sua Fiat Bravo, non si ferma all’alt di un posto di blocco dei carabinieri sulla strada che collega Mugnano del Cardinale a Monteforte e dopo un breve inseguimento, attinto da due colpi di pistola termina la sua fuga contro un albero. Morendo poco dopo per i fortissimi traumi riportati al cranio e al torace in seguito all’impatto violentissimo. Un anno dopo la sua famiglia e i suoi amici di Mercogliano chiedono di sapere la verità su quella notte. E soprattutto sul suo tragico epilogo avvenuto all’altezza del bivio per Turano. Da qui la messa celebrata da Don Vitaliano nella chiesa dell’Annunziata e la fiaccolata lungo viale San Modestino.
“E’ trascorso un anno -dice il fratello Gilberto – e non sappiamo ancora niente. Non è stata consegnata ancora la relazione dell’autopsia, né la consulenza balistica. Nessuno, poi, ci ha spiegato perché dalla morte di mio fratello a quando siamo stati avvisati sono passate 10 ore. Così come non sappiamo perché è stato aperto il fuoco contro di lui che era disarmato”.
Intanto a finire sul registro degli indagati per omicidio colposo sono stati proprio i due carabinieri, difesi dall’avvocato Pompeo Ledonne, che hanno intimato l’alt e poi inseguito il 39enne di Mercogliano. I militari avrebbero sparato 8 volte contro l’auto di Antonio Dello Russo: due proiettili colpirono il 39enne a un braccio e a una gamba, così come emerse dall’esame autoptico. Adesso si attende la consulenza del medico legale Piciocchi che dovrà chiarire se quei colpi di pistola furono determinanti nell’incidente.
Alla fiaccolata anche la figlia di Antonio di appena sei anni accompagnata dai nonni. La famiglia Dello Russo è assistita dall’avvocato Fabio Tulimiero.
