Vincenzo D’Onofrio, procuratore aggiunto di Avellino e candidato nei prossimi mesi al ruolo di reggenza della Procura irpina al pensionamento di Rosario Cantelmo, è stato raggiunto da un avviso di garanzia per una presunto tentativo di concussione. Ne dà notizia Il Mattino che nell’edizione odierna ricostruisce cosa sarebbe successo.
L’atto notificatogli si inserisce nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Roma e, in particolare, scaturisce da un’informativa trasmessa dalla Dda di Napoli. In pratica, si starebbe valutando la sua posizione in merito ad alcune intercettazioni a carico dell’armatore Salvatore Di Leva che poi avrebbe confermato quanto affermato anche durante l’interrogatorio condotto a Napoli dal procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo. D’Onofrio è accusato di concussione per aver esercitato pressioni nei confronti proprio di Di Leva affinché riparasse un’imbarcazione, non sua, che usava per le gite nel golfo. La barca appartiene al vice sindaco di Piano di Sorrento e grande amico di D’Onofrio, Pasquale D’Aniello. Secondo le dichiarazioni di Di Leva le richieste del magistrato per la manutenzione da effettuare sarebbero state al limite dell’assillo.
A difendere D’Onofrio il penalista Mario Terracciano che ha già dichiarato come le ipotesi accusatorie siano infondate e che presto sarà tutto chiarito.
L’ex pm antimafia che ha fatto arrestare centinaia di camorristi, contribuendo anche a quello di Michele Zagaria, smantellato il clan Sarno e inferto colpi durissimi alla camorra vesuviana, presso la Procura del capoluogo irpino si è reso protagonista di importanti inchieste: quella sull’Acs e la gestione dei parcheggi, le minacce all’ex sindaco Paolo Foti, l’associazione “Noi con Loro” di Anna Maria De Mita per distrazione di finanziamenti pubblici, i furbetti del cartellino dell’Asl, ma soprattutto quelle sulla corruzione in atti giudiziari presso la commissione tributaria di Salerno e sull’evasione tributaria della Sidigas, collegate tra loro.