Fiamme Gialle ancora una volta all’Alto Calore per indagare su vecchi bilanci, comunicazioni sociali e presunti abusi in atti d’ufficio. Aperta dalla Procura di Avellino una nuova inchiesta sulla partecipata di corso Europa che riguarda il periodo che va dal 2010 ad oggi. I militari della Guardia di Finanza stanno verificando verbali, registri, incartamenti e carteggi per incamerare i dati delle gestioni susseguitesi negli ultimi 9 anni. Per il momento il solo avviso di garanzia emesso è stato notificato all’amministratore unico Michelangelo Ciarcia. Un atto dovuto che, però, considerando l’avvio del suo mandato, che risale al 30 luglio del 2018, non dovrebbe riguardare il suo operato ma esclusivamente il suo ruolo formale. Gli sviluppi del caso dovrebbero interessare più da vicino altre figure dell’ente, specie del passato, con ruoli diversi e differenziate responsabilità sul piano dell’amministrazione dell’Acs.
Sotto i riflettori anche le partite di dare e avere aperte con i Comuni che fanno parte dell’ambito e che sono irrimediabilmente legate ai servizi di fognatura e depurazione. Per molti di questi l’Acs, da anni, incassa un canone non dovuto che poi restituisce per la mancata espletazione della prestazione, compensandolo in parte con i crediti vantati con gli stessi Comuni. Un giro di saldi, spesso molto dilazionati nel tempo, che ha suscitato le proteste di alcuni sindaci.
L’inchiesta potrebbe essere scaturita anche da questa situazione. Tutto, però, è da confermare, anche perché siamo appena agli inizi.
Giusto un anno fa si chiudeva con 13 rinvii a giudizio una precedente inchiesta per un presunto danno erariale che la Corte dei Conti ha accertato essere di circa 12 milioni di euro. Mentre lo scorso ottobre un’altra inchiesta, ribattezzata “Rimborsopoli”, ha portato al rinvio a giudizio di altri 5 ex dirigenti.
Insomma per l’Alto calore non c’è proprio pace.