Se il nesso causale dovesse essere confermato, salirebbero a 27 le vittime della fabbrica dei veleni. Dopo una lunga malattia, infatti, si è spento all’età di 53 anni Giovanni Venezia, un altro ex operaio dell’Isochimica, dove per anni aveva lavorato come scoibentatore dei pannelli in amianto. Venezia, residente a Grottolella, era affetto da una patologia tumorale, e pur non essendosi costituito parte civile era considerato dalla Procura uno dei testi chiave nel processo in corso di svolgimento. La sua escussione, infatti, diverse volte calendarizzata, è stata sempre rinviata solo per le sue condizioni di salute. Ora, purtroppo, la sua testimonianza in aula non potrà più avvenire. Ma resta quanto riferito agli investigatori durante l’attività d’indagine, quando descrisse in maniera dettagliata lo stato della sicurezza interna per i lavoratori dell’ex opificio di Borgo Ferrovia.
Prima di lui, lo scorso anno, la morte di Umberto Carpentieri, di Pratola Serra, anche lui ex scoibentatore. E intanto, per 30 operai dell’Isochimica il Governo nega ancora il diritto al pensionamento.
Per il segretario generale della Cgil di Avellino, Franco Fiordellisi, è assurdo continuare a contare i morti sul lavoro per malattie professionali e cause di servizio: “La vicenda Isochimica – dice – non è chiusa e il fatto che il processo si celebri fuori Avellino è un’ulteriore vergogna. Tutto questo dovrebbe servire almeno da monito per dare il giusto valore alla salute e alla prevenzione. La sicurezza sul lavoro deve essere, per tutti, un principio ineludibile”.