Nel giorno che commemora la donna con manifestazioni su più fronti,per ribadire uguglianza di diritti e soprattutto per dire no alla violenza,la cronaca ci restituisce ancora una volta un episodio che parla di martirio,di disprezzo per la vita,con la morte di un’altra donna.E’ la brutta storia emersa ieri,il giorno prima dell”8 marzo,quasi una beffa.Lei non ha ancora un nome, ma il suo corpo è l’espressione di una violenza becera che ci riporta alla realtà, tra i festeggiamenti e le manifestazioni di facciata. Sono le ore 16.00 di ieri, quando un contadino impegnato in lavori agricoli nelle campagne di Apice Vecchia al confine con l’Irpinia,fa una macabra scoperta.Lungo il greto del fiume Ufita,incastrato tra i rami e i sassi c’è un corpo senza vita,mutilato di un piede e delle braccia.Raccapricciante. I Carabinieri di Apice allertati dal contadino, arrivano sul posto immediatamente e iniziano le indagini e sopralluoghi con il Nucleo Investigativo della Compagnia di Ariano Irpino e della stazione di Grottaminarda.
Difficilissime le operazione per il recupero del corpo, avvenute solo in tarda serata,in un posto impervio,dove gli stessi Vigili del Fuoco per raggiungere il fiume si sono serviti del trattore messo a disposizione dall’agricoltore. Il cadavere,senza braccia e senza un piede potrebbe appartenere ad una donna di circa 50 anni originaria di Ariano Irpino, scomparsa qualche mese fa da Grottaminarda.Sono naturalmente solo le prime ipotesi al vaglio degli inquirenti, ma che devono essere confermate dall’autopsia e dall’esame sul DNA. Sulla dinamica della morte ancora nessuna notizia confermata, si presume intanto che le mutilazioni possano essere state causate dal deterioramento del corpo in acqua, e dalla forza della corrente del fiume che avrà scaraventato i poveri resti contro i sassi.Solo ipotesi naturalmente che il dottore Lamberto Pianese, medico legale incaricato dal sostituto procuratore Flavia Felaco, potrà chiarire mediante una prima visita sul corpo.