(alca) – Un nuovo sopralluogo nell’appartamento di via Fosso Santa Lucia, teatro del drammatico fatto di sangue di giovedì scorso. L’obiettivo degli inquirenti è quello di raccogliere riscontri rispetto alle testimonianze registrate in questi giorni, per cercare di ricostruire, insieme all’episodio, anche il movente del terribile delitto di cui è rimasto vittima il 25enne Claudio Zaccaria, ucciso con una decina di coltellate, e del tentato omicidio della sua fidanzata, la 18enne Ilenia Fabrizio, anche lei ferita con un’arma da taglio alla gola. A una settimana di distanza, infatti, la tragedia del centro storico non è stata del tutto chiarita, così come non sono ancora cristallizzate le ultime ore precedenti alla duplice aggressione e al tentativo di togliersi la vita da parte del 32enne Giammarco Gimmelli. Né è stato del tutto accertato chi e per quanto tempo abbia fatto uso di droga e alcol in quella stessa casa dalla sera precedente.
Intanto si sono aggravate parecchio le condizioni dello stesso Gimmelli, che resta intubato nel reparto Rianimazione in coma farmacologico dopo l’intervento reso necessario in seguito al volo nel vuoto da sei o setti metri d’altezza. Sul suo corpo sono stati eseguiti degli esami per capire se ha lottato. Mentre Ilenia ieri sera ha firmato le dimissioni volontarie contro il parere dei medici ed è andata via accompagnata dalla madre.
E sulla vicenda, a margine delle celebrazioni per la Virgo Fidelis hanno parlato per la prima volta il vescovo e il questore di Avellino.
“C’è tanto da ricostruire in questa città – dice Mons. Aiello – dobbiamo lavorare in questa direzione. Fatti di cronaca come questo sono solo punta dell’iceberg di un malessere generale e generalizzato. Le istituzioni sono impegnate ma credo ci sia bisogno di un impegno più largo”.
Per il capo della polizia Botte, invece “L’episodio è indicativo delle propensioni che hanno i giovani oggi, al di là del fatto specifico che si inquadra come un atto criminale indotto. Resta il fatto di aver assistito alla morte di un ragazzo e alla quasi morte dell’altro. Una vicenda dai contorni drammatici che è conseguenza di quando si devia socialmente, con l’abuso di sostanze stupefacenti e alcol. Avellino non è immune da questi fenomeni, la nostra attenzione è massima. Ma la famiglia deve essere il primo baluardo, conservando il suo ruolo irrinunciabile nell’educare i giovani – conclude Botte – poi viene la scuola e poi la società”.