Una base operativa del crimine da cui partivano spedizioni punitive per i rivali. Una piazza di spaccio organizzata al dettaglio, con tanto di vie di fuga e anfratti di ogni tipo per nascondere la droga. Un sistema così ben articolato che prevedeva anche una fitta rete di spacciatori pronti ad essere immediatamente sostituiti in caso di arresto, affinché il business proseguisse indipendentemente dall’azione delle Forze dell’Ordine. Sembra di rileggere le pagine dell’opera di Roberto Saviano, ma l’operazione che in mattinata ha portato all’arresto di decine di persone ha acceso i riflettori sulla Gomorra beneventana. Un vero e proprio sodalizio criminale quello sgominata dalla polizia. In totale sono 18 le persone finite in manette, tutte accusate di associazione a delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti aggravata. Le indagini erano partite dopo l’incendio doloso della vettura di un noto pregiudicato sannita. Un’intimidazione che portò gli inquirenti a sospettare di un possibile regolamento di conti per il controllo delle piazze di spaccio beneventane. Ciò che è emerso è un vero e proprio sodalizio criminale che aveva la sua base nel capoluogo sannita e che operava principalmente nel Rione Libertà. L’organizzazione poteva anche contare su un piccolo arsenale composto da pistole con matricola abrasa e relative munizioni. Armi tutte sequestrate così come i pacchetti di droga rinvenuti nell’operazione. Rocambolesco, in perfetto stile Gomorra, anche l’arresto dell’uomo ritenuto a capo dell’organizzazione il quale, già ai domiciliari, durante una perquisizione a sorpresa ha provato a sfuggire alla cattura nascondendosi in un bunker creato nel mobile letto del figlio, dal quale aveva ricavato un vano con dei finti cassetti. Un tentativo di fuga non andato a buon fine, anche per lui, sono scattate le manette ai polsi.