Nel pomeriggio di ieri, davanti al Gip del Tribunale di Napoli, si è svolta la penultima udienza che vede alla sbarra il boss Caudino Caliendo Clemente e il pregiudicato D’Onofrio Vincenzo.
Le richieste di condanna formulate la scorsa udienza dal Pm della Direzione Distrettuale Antimafia – Dott.ssa Lucchetta – erano state di 6 anni per il Caliendo e di 8 anni per il D’Onofrio.
Ieri l’udienza con la discussione fiume dei difensori dei due imputati, l’avvocato Valeria Verrusio – difensore del Caliendo – e quella dell’avvocato Vittorio Fucci – difensore del D’Onofrio-.
Gli imputati sono accusati di estorsione finalizzata a rafforzare il clan camorristico Pagnozzi operante in Valle Caudina.
I due, infatti, avrebbero costretto i due imprenditori a consegnare loro somme di danaro quale contropartita di un interessamento presso alcuni rivenditori per ottenere la rinuncia al credito.
Il 7 maggio dello scorso anno, proprio a seguito delle prime indagini, il D’Onofrio veniva tratto in arresto ad Airola subito dopo aver intascato la busta contenente una “mazzetta” di 500 euro in banconote, ritrovati nei calzini dello stesso, nel corso della perquisizione personale.
Dalle più recenti investigazioni era emerso che il D’Onofrio si era servito della presenza e della fama del noto pregiudicato Caliendo, storico esponente di spicco del Clan Pagnozzi, per intimorire le vittime dell’estorsione.
Come si ricorderà, all’alba del 4 novembre 2016, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Montesarchio avevano dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, emessa dal G.I.P. di Napoli, traendo in arresto il noto pluripregiudicato Caliendo Clemente, 58enne di San Martino Valle Caudina, esponente di spicco del Clan Pagnozzi, ed il pregiudicato D’Onofrio Vincenzo, 48enne di Arpaia.
Il 21 novembre, il Tribunale del Riesame di Napoli, condividendo le argomentazioni della difesa del Caliendo, l’avvocato Valeria Verrusio del Foro di Avellino, aveva disposto la perdita di efficacia della misura della custodia cautelare in carcere.
Dopo soli tre giorni di libertà, il 24 novembre scorso, il Caliendo veniva colpito da un nuovo ordine di cattura, disposto sempre su richiesta della DDA di Napoli.
Proposta un’immediata ed ulteriore richiesta di riesame da parte dell’avvocato Valeria Verrusio, il Tribunale della Libertà si era nuovamente pronunciato annullando integralmente l’ordinanza di custodia in carcere emessa nei confronti del Caliendo.
I fatti prendono spunto dalle indagini effettuate dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Montesarchio che, durante circa due anni di indagini, hanno raccolto gravi e inconfutabili elementi di colpevolezza nei confronti dei due uomini, già noti per i loro trascorsi penali, per il reato di estorsione in concorso con l’aggravante del “metodo mafioso” commesso in danno di due imprenditori caudini, titolari di un esercizio commerciale di Airola.
Il processo è stato rinviato al 13 dicembre prossimo, data in cui sono previste le repliche del P.M. della DDA partenopea e la lettura della sentenza.