La eco di quanto accaduto all’Hortus Conclusus ripropone il tema mai affrontato interamente della tutela e salvaguardia e tutela delle opere d’arte “en plein air”. Quelle del maestro Palladino contenute all’Hortus, al di la della matrice dolosa oppure accidentale del caso ultimo, andrebbero tutelate di più. Il discorso parte da lontano, se sia opportuno rendere a pagamento l’ingresso, con buona pace dello stesso maestro che da questo punto di vista ha opinioni differenti, e la manutenzione continua che purtroppo latita. Da registrare una nota dell’associazione Campus secondo la quale “il nuovo episodio di vandalismo o di “distrazione colposa”, entrambe forme di assassinio sociale, che ha colpito l’Hortus Conclusus, rappresenta uno dei punti più alti della sfida tra l’indifferenza e il progetto, la sciatteria e la nobiltà delle strategie, tra il fastidio delle pratiche e la scommessa di una ordinaria profezia”. Il “killer” dell’Hortus viene da lontano”, attacca Campus, “e speriamo non vada lontano. Bisogna combatterlo senza tregua, bloccarlo e neutralizzarne il potenziale di distruzione che porta con sé”. Campus ha deciso di mobilitarsi e propone la istituzione di una unità di crisi dei beni culturali. “Convocare i responsabili di Comune, Provincia e Soprintendenza allo stesso tavolo e affrontare in maniera definitiva tutti i nodi e le scandalose situazioni che caratterizzano il settore: Hortus, Teatro romano, chiostro di Santa Sofia, mostra su Ciro, e altre “ferite” aperte sul territorio”. Nel frattempo domenica prossima alle 11 è stata indetta un’assemblea pubblica all’interno dell’Hortus Conclusus.