Un primo allarme è stato dato la mattina, intorno alle 10:15, dove però non è stato trovato nessun ordigno esplosivo. Da lì, la telefonata anonima arrivata, è stata, giustamente, considerata non attendibile. Un falso allarme in poche parole.
Tutto ritorna alla normalità fino al pomeriggio, quando un’addetta alle pulizie trova nel bagno al primo piano una scatola sospetta. Da lì il panico. Immediata l’evacuazione totale dell’edificio nell’attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine e degli artificieri.
Insomma l’oggetto c’era, ma era un tubo di cartone che conteneva terra, imballato con del nastro isolante ad un condensatore. Nulla di esplosivo e di pericoloso sostanzialmente e fortunatamente. Ma i dubbi restano, come in tanti hanno manifestato durante quello ore di panico al Tribunale.
La domanda si pone: i controlli sono stati efficienti tanto da impedire l’introduzione all’interno dell’edificio di tali oggetti – si lasci passare il termine – non identificati? Cioè sospetti?
La struttura è munita oltre che di sufficiente personale addetto alla sicurezza anche di appositi metal detector perfettamente funzionanti?
Il Tribunale di Benevento ne è munito – come previsto e soprattutto imposto dalle norme per la sicurezza -, ma funzionante a singhiozzo, tanto che a volte le persone l’oltrepassano come se fosse una normale porta d’entrata.
Insomma, in un clima già teso a livello internazionale – vedi i fatti di Berlino e della Siria di questi giorni, ma anche quelli di Parigi lo scorso anno – una cittadina come Benevento non è abituata a tale allerta e tali, pericolose, evenienze terroristiche. Ma senza ombra di dubbio si dovrebbe, rigorosamente e precauzionalmente, attrezzarsi ponendosi seriamente il problema.