La fabbrica e’ chiusa da quasi trent’anni, ma l’amianto non ha smesso di provocare la morte tra gli ex operai addetti a scoibentare carrozze ferroviarie in disuso.
E oggi comincera’ ad Avellino il processo a carico del proprietario dell’opificio, Elio Graziano, e altre 26 persone, accusate a vario titolo di omicidio colposo plurimo, disastro ambientale, lesioni dolose e una serie di omisioni in atti d’ufficio per la mancata bonifica del vecchio stabilimento nel nucleo industriale del capoluogo irpino. Tra gli imputati ci sono infatti i sindaci, passato e attuale, Giuseppe Galasso e Paolo Foti, ed ex e attuali assessori, tra i quali anche Giancarlo Giordano, diventato nel frattempo deputato tra le file di Sel. Alla sbarra anche dirigenti comunali e il curatore fallimentare Leonida Gabrieli insieme con il responsabile della ditta, la Hge Ambiente Srl, Francesco Di Filippo, e il responsabile dela Eurokomet, prima affidataria dell’appalto di bonifica, Biagio Di Lisa. Con loro anche il dirigente dell’Asl di Avellino Michele De Piano e il funzionario Luigi Barie, responsabile Unita’ bonifica amianto. Avrebbero dovuto sorvegliare le attivita’ di bonifica e non lo fecero, secondo la procura di Avellino che apri’ le indagini tre anni fa in seguito a numerose morti per patologie legate alla prolungata esposizione all’amianto.
Sarebbero una trentina i casi di decessi tra gli ex operai che negli anni ’80 lavorarono nei capannoni Isochimica senza le dovute protezioni. Piu’ di 250 le parti civili costituite gia’ in udienza preliminare. Tra queste anche gli abitanti di borgo Ferrovia ad Avellino, che per anni hanno denunciato la presenza di amianto ammassato a ridosso delle loro case e nei pressi di una scuola elementare.