Avellino – Subito un rinvio per il processo Isochimica. Slitta al 24 febbraio prossimo, per questioni procedurali, l’udienza del processo cominciato stamattina davanti ai giudici del tribunale di Avellino a carico di 27 persone, accusate a vario titolo di omicidio colposo plurimo, lesioni dolose e concorso in disastro ambientale. E’ contenuto nelle 220 mila pagine dell’inchiesta condotta dalla Procura di Avellino, l’atto di accusa nei confronti della “fabbrica killer” che, a partire dai primi anni Ottanta e fino al 1988, quando venne chiusa dalla Procura di Firenze, ha contaminato di fibre di amianto di tipo crocidolite (la variante del minerale più pericolosa per l’uomo, ndr) certamente 232 lavoratori dell’azienda di Elio Graziano e provocato un gravissimo inquinamento ambientale dell’intera area, a poche decine di metri dalla stazione ferroviaria di Avellino, dove sorgeva l’Isochimica. Nel corso degli anni, sarebbero 22 i decessi di ex operai direttamente collegati a patologie asbesto correlate, soprattutto mesotelioma pleurico, e almeno un centinaio di ex operai che si sono ammalati. Secondo i periti della Procura (che ha citato 255 testi), nell’area dell’ex Isochimica sarebbero state sotterrate circa 2.276 tonnellate di amianto, soltanto una parte di quello “raschiato”, dal 1983 al 1988, da 1.740 carrozze ferroviarie e 499 elettromotrici. Nel processo, insieme con Elio Graziano e i suoi diretti collaboratori, Vincenzo Izzo e Pasquale De Luca, che insieme a quattro funzionari di Ferrovie dello Stato, sono chiamati a rispondere di omicidio colposo plurimo e lesioni dolose, compaiono tra gli altri l’ex sindaco Giuseppe Galasso e l’intera giunta operante nel 2005 con l’accusa di concorso in disastro ambientale, mentre l’attuale sindaco di Avellino, Paolo Foti, deve rispondere di omissione di atti di ufficio. Intanto hanno chiesto di costituirsi parti civili altre 23 persone, tra le quali eredi di ex operai deceduti, associazioni e altri ex operai che non si erano costituiti nell’udienza preliminare. Tra le richieste di costituzione, anche quella presentata da Rete Ferroviaria Italiana. In caso di accoglimento, le parti civili arriverebbe a quasi 270.