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Camorra: rapporti politici-clan, arrestato ex sindaco irpino. Questore: “un pentolone maleodorante e pericolosissimo”

Camorra: rapporti politici-clan, arrestato ex sindaco irpino. Questore: “un pentolone maleodorante e pericolosissimo”

7 Dicembre 2016 | by redazione Labtv
Camorra: rapporti politici-clan, arrestato ex sindaco irpino. Questore: “un pentolone maleodorante e pericolosissimo”
Cronaca
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Giuseppe Corcione- ex Sindaco Pago del Vallo di Lauro

Il clan camorristico Cava condizionava l’attività amministrativa del Comune di Pago di Vallo di Lauro (Avellino). E’ quanto risulta dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, culminate questa mattina dall’esecuzione, da parte degli agenti della Polizia di Stato di Avellino, di un’ordinanza nei confronti di amministratori e funzionari comunali passati e attualmente in carica, vigili urbani, imprenditori e pregiudicati del comune di Pago del Vallo di Lauro. Tra i destinatari anche l’ex sindaco di Pago di Vallo di Lauro, Giuseppe Corcione, per il quale è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Tra i reati contestati agli indagati spiccano abuso d’ufficio, concussione ed estorsione aggravati dall’utilizzo del metodo mafioso.

Le indagini svolte dalla Squadra Mobile di Avellino si sono concentrate sulle attività delle nuove leve della criminalità organizzata attiva in provincia di Avellino, in particolare nel Vallo di Lauro, considerato roccaforte delle più agguerrite organizzazioni camorristiche irpine tra le quali i Cava e i Graziano. Secondo quanto ritenuto dal gip nell’ordinanza, è emersa una stretta connessione tra funzionari comunali ed esponenti della criminalità locale, fatto che ha consentito condizionamenti nell’attività amministrativa e politica del Comune da parte di Giulio Maffettone, esponente di rilievo del clan Cava, ucciso di recente in un agguato, e di Luigi Vitale, all’epoca legato al clan Cava. Particolare rilievo hanno assunto, nell’ambito delle indagini, le intercettazioni ambientali nell’ufficio del sindaco e nell’ufficio tecnico, che hanno consentito di registrare quasi in presa diretta la commissione dei reati contestati. In una intercettazione l’ex sindaco si esprime in maniera offensiva nei confronti di magistrati e poliziotti che ostacolano le attivita’ illecite.

“Un pentolone maleodorante e pericolosissimo”. Il questore di Avellino, Sergio Botte, descrive cosi’ il sodalizio stretto tra ex ed attuali amministratori e dipendenti del Comune di Pago Valle Lauro (Avellino) e gli esponenti del clan camorristico Cava, che ha portato in carcere, tra gli altri, l’ex sindaco, Giuseppe Corcione, e, ai domiciliari, Andrea Amoroso, attuale presidente del Consiglio comunale. Le ordinanze, 2 in carcere e 9 ai domiciliari, sono state emesse dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda a conclusione delle indagini della Squadra Mobile di Avellino durate tre anni, dalla fine del 2012 al 2015, che hanno svelato la strettissima connessione tra funzionari comunali e gli uomini del clan Cava di Quindici (Avellino). Tra essi Raffaele Scibelli, finito ai domiciliari, nipote del boss Biagio Cava, e Luigi Vitale, detenuto in carcere, gia’ affiliato di spicco del clan Cava, oggi ritenuto contiguo al clan Sangermano. Insieme all’ex sindaco Corcione, che in una intercettazione con esponenti del clan, dice “siamo nelle mani di quattro poliziotti e quattro magistrati di m?”, sono coinvolti funzionari e dipendenti comunali, tra i quali i responsabili dell’edilizia pubblica e dell’edilizia privata del Comune, rispettivamente Luigi Scafuro, 44 anni, e Antonio Rega, 33 anni, e due vigili urbani, Carmine Bossone e Luigi Scafuro, di 52 e 59 anni. Importante e’ stato il contributo fornito all’inchiesta da vittime, testimoni e collaboratori di giustizia che insieme alle intercettazioni telefoniche e ambientali hanno fatto emergere una sequenza impressionante di reati che vanno dall’abuso d’ufficio alla concussione, all’estorsione aggravata dal metodo mafioso. Secondo gli investigatori si tratta di reati che hanno determinato “un’ azione invasiva e totalizzante di condizionamento dell’attivita’ amministrativa”. Tra gli indagati agli arresti domiciliari, ci sono anche l’imprenditore, Francesco Scala, 43 anni, e Vincenzo Grasso, 36 anni, considerato uomo di fiducia di Luigi Vitale.

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