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Avellino| Strage bus, i sopravvissuti in aula: “ll vuoto nello stomaco e poi il boato”

Avellino| Strage bus, i sopravvissuti in aula: “ll vuoto nello stomaco e poi il boato”

7 Dicembre 2016 | by redazione Labtv
Avellino| Strage bus, i sopravvissuti in aula: “ll vuoto nello stomaco e poi il boato”
Cronaca
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AVELLINO – “Era il pullman della morte, non mi piaceva proprio. Era malandato” sono le parole di Partorina De Felice sopravvissuta alla strage del bus che precipitó sul viadotto Acqualonga nel 2013. È in corso la quinta udienza in Corte d’Assise presso il Tribunale di Avellino dove il Giudice Luigi Buono sta visionando alle domande che il Pm pone ai testimoni sopravvissuti in quel maledetto giorno dove a perdere la vita furono 38 persone.

“Ciro Lametta stava sempre ad aggiustare il bus in quei giorni e non mi piaceva questa cosa” continua la signora De Felice con la sua testimonianza in un aula di tribunale gelida nel sentire i tragici racconti.

Tra le lacrime continua: “Quando il pullman inizió a sbandare chiesi di scendere, mi fu risposto di no altrimenti ci avrebbero tamponato le macchine”. De Felice ha perso la nipote, la cognata e il marito in quel maledetto 28 luglio. “Mio marito mi ha salvato la vita, durante il volo, che non ricordo, mi ha protetta. Persi i sensi e mi svegliai con l’omero spappolato”. Nonostante le lacrime la sopravvissuta chiede di Gennaro Lametta (il proprietario del bus non presente in aula), ma il giudice Buono interviene confermando la sua assenza. Parole agghiaccianti, immagini inimmaginabili e la signora De Felice chiude la sua deposizione: “La vita degli esseri umani non ha prezzo. Ci hanno distrutto”.

Annalisa Caiazzo di Pozzuoli aveva madre, padre, marito, sorella della madre con rispettivo marito e i suoi  due figli. “Al forte rumore il pullman ha iniziato a sbandare (si presume alla rottura del giunto cardanico, ndr.), pensavo fosse una gomma esplosa e abbracciai subito mio figlio. Il bus era una carambola e pensai che se fossimo caduti saremmo tutti morti. Il tempo di pensarlo e cademmo. Sembrava di essere su una giostra, ma non era così, eravamo nel vuoto”. Agghiacciante la ricostruzione.

La signora Caiazzo avrà la faccia sfigurata per sempre, il marito è stato due mesi in rianimazione con rischio di paralisi a vita. Una delle figlie non cammina, l’altro è salvo. I genitori e gli zii non ce l’hanno fatta. Dura e arrabbiata – come non esserlo – la signora Caiazzo continua in racconti struggenti. “Mia madre è stata trovata integra, è morta di paura durante il volo. Mio padre aveva il cranio sfondato e gli hanno trovato il cervello dal naso. Come tanti”. Tombale.

È la volta del marito della signora Caiazzo, Gennaro Schiano Dicola, visibilmente provato e confuso: “Ricorodo solo una sensazione di vuoto, una puzza di bruciato e il boato”. “Oggi sono separato da mia moglie, alcune circostanze ci hanno portato a questa decisione”. Un giorno maledetto quel 28 luglio 2013 che non ha solo sottratto vite, ma ha anche rovinato l’esistenza dei sopravvissuti, segnandone, irrimediabilmente, i persorsi di vita.

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