SANTA MARIA CAPUA VETERE- A distanza di un mese si parla nuovamente dell’emergenza carcere in Campania. Dopo la rivolta di alcuni giovani all’interno del carcere minorile di Airola, a denunciare l’ennesimo episodio di evasione dalla casa circondariale da parte di un detenuto, è il Sappe, Sindacato Nazionale Autonomio Polizia Penitenziaria.
“Era un detenuto modello, con un fine pena breve, ed anche per questo era stato ammesso a lavorare all’interno del carcere di S. Maria Capua Vetere come muratore. L’uomo, però, ieri è evaso dal carcere, facendo perdere le sue tracce. Si tratta di una evasione tanto inutile (perché era ormai imminente il fine pena) quanto grave, visto che avrà per lui gravi ripercussioni se non si costituisce al più presto”, spiega Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“L’uomo, di origini slave, ristretto in carcere da diversi anni per reati comuni, svolgeva lavoro senza controlli, per altro ridotti vista nella giornata estiva. La fiducia riposta in lui dal direttore del carcere e dal Magistrato di Sorveglianza è stata tradita da questo gesto sconsiderato e stupido”, aggiunge il Segretario nazionale SAPPE della Campania Emilio Fattorello.Capece giudica la condotta del detenuto “un evento irresponsabile e gravissimo, per il quale sono già in corso le operazioni di polizia dei nostri Agenti della Penitenziaria finalizzare a catturare l’evaso” e denuncia il ciclico ripetersi di eventi critici in carcere che vede coinvolti detenuti stranieri. “’E’ sintomatico”, spiega il leader nazionale dei Baschi Azzurri, “che negli ultimi dieci anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere oltre 18mila. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia’. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. E credo si debba iniziare a ragionare di riaprire le carceri dismesse, come l’Asinara e Pianosa, dove contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione”.
Capece evidenzia infine come anche l’evasione del detenuto dal carcere di S. Maria Capua Vetere è “sintomatica del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. A poco è servito il calo parziale dei detenuti, da un anno all’altro: oggi i numeri tornano ad essere preoccupanti, con oltre 54.100 detenuti presenti. Altre, allora, devono essere gli interventi normativi per il sistema penitenziario e l’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli – e sono sempre di più – che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione”.
Il SAPPE evidenzia infine nel corso dell’anno 2015 si sono verificate, nelle carceri italiane, 7 evasioni da istituti penitenziari, 25 evasioni da permessi premio, 16 da lavoro all’esterno, 14 da semilibertà e 55 mancati rientri di internati.