BENEVENTO- Mentre si attende che la Direzione PD faccia qualche riferimento un poco più preciso al disastro elettorale del partito, cui resta solo Milano tra le quattro grandi città italiane, l’eventualità del commissariamento di quelle federazioni che sono andate incontro alla sconfitta si fa sempre più improbabile. Nel clima da lunghi coltelli e di resa dei conti che si vive nel partito democratico assume molta più importanza la prossima scadenza di ottobre, quella del referendum sulla riforma costituzionale, che potrebbe costituire la fine del sogno renziano, qualora dovessero vincere i no, e viceversa la completa irrilevanza politica della minoranza che si oppone al Presidente del Consiglio/segretario in caso di vittoria del si. Non sembra esserci nè tempo, nè spazio per altre disquisizioni, che un repulisti generale, perchè sarebbero da commissariare la quasi totalità delle sezioni, potrebbe provocare uno tsunami di ragguardevoli proporzioni e non è proprio il momento di complicare il già torrido momento che il PD sta attraversando. Ragione per cui è probabile che tutto resti così come è anche la federazione di Napoli, archetipo e madre di tutte le rovine del PD renziano. Nel nostro piccolo Carmine Valentino potrà lavorare con una certa dose di tranquillità, mettere mano alla costruzione della sua segreteria sotto l’ombrello protettivo di Umberto Del Basso De Caro, avendo ormai chiaro che la responsabilità della sconfitta è completamente appannaggio del partito cittadino, del sindaco uscente e della sua amministrazione e del vento contrario nazionale che non ha reso possibile una campagna elettorale all’altezza della situazione. Nessun correo, nessuno. De Caro si autoassolve e si mette al riparo da conseguenze o almeno questa è la sua opinione, e con l’aria che tira pone al riparo il suo controllo sul partito che a suo avviso è e resta la sfera provinciale. Insomma, gattopardescamente tutto deve cambiare perché tutto resti come prima ed è prevedibile che si marci verso questa direzione in attesa di tempi migliori. Nel frattempo anche l’assalto all’Italicum fallisce. Le firme non arrivano a quota 500mila, si fermano a 420, e per la CGIL e i settori ostili a Renzi si registra un nuovo passo falso. Le prossime elezioni, quindi, saranno regolate da un sistema proporzionale a doppio turno a correzione maggioritaria che prevede un premio di maggioranza, una soglia di sbarramento e 100 collegi plurinominali con i capilista bloccati.