PANNARANO – Si lavora e si perde la vita. Ingiustizie che accadono e troppo spesso in questo, se si può dire, maledetto mondo. A soli 29 anni Daniele De Biasi ha lasciato due fratelli e un papà. Ma, probabilmente, ha raggiunto la sua mamma che proprio pochi mesi fa se n’è andata via prematuramente.
Tutti a Pannarano stamattina piangevano il proprio concittadino. Quel ragazzo, che a detta di tutti, era generoso, senza riserve ed innamorato della sua terra.
Era solito fare raccolte stagionali Daniele: funghi, castagne, ciliegie e lo faceva pieno di spirito e con tanta passione. Ma al tempo stesso lo faceva per tirar su qualche soldo. Soldi, che proprio in un momento di crisi senza precedenti, diventano ancora più di valore e necessari per un vivere civile, per la propria dignità. Una dignità che è stata barattata con la vita e che è costato ai suoi due fratelli, Pellegrino e Alessio e al suo papà, una parte della propria vita. Come la madre in precedenza del resto.
La società moderna di oggi sfoggia tutte le sue lacune dimostrandosi meno che ottocentesca in relazione al baratto di lavoro con la vita, di dignità con l’esistenza. E’ ancora possibile che nel 2016 tali terminologie diventino un ossimoro come è ancora possibile che l’ennesimo Uomo perda la vita per garantirsi un futuro. O meglio, un presente.
Pannarano stamattina era deserta, nonostante la moltitudine di persone in piazza. Era deserta negli animi di ognuno di loro. Animi che urlavano di disperazione, ma lo facevano nel silenzio più totale per restituire dignità a Daniele. La stessa dignità che teneva alta per il proprio lavoro. Lo stesso lavoro che lo ha strappato da questa terra. Ciao Daniele, grande Uomo.