Un vero e proprio punto di riferimento per tutti gli anni ’80. Poi la crisi, l’amministrazione controllata, la liquidazione coatta, l’alternarsi di commissari, le dimissioni di settori operativi un tempo fiorenti, quelle di personale, oggi ridotto a 16 unità dopo le ultime estromissioni dell’anno scorso.
“Inammissibilità della proposta e trasmissione degli atti al Procuratore della Repubblica”, queste le motivazioni dei tre giudici Michele Monteleone, Maria Letizia D’Orsi e Serena Berruti.
Con la proposta presentata, il consorzio metteva a disposizione dei creditori circa 27 milioni di euro, l’intero attivo patrimoniale, somma derivante per la maggior parte da immobili (7.640.308) e conti di deposito vincolati (10.345.012). A fronte di tali attività realizzabili, le passività ammontano a quasi 63 milioni. Per i giudici, però, la proposta non risulta supportata dalla predisposizione di alcun piano che chiarisca le modalità di liquidazione del patrimonio.