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Vuoi vedere la mia ex nuda? Una volta inquadrato il Qr code… lo shock dietro i volantini

Vuoi vedere la mia ex nuda? Una volta inquadrato il Qr code… lo shock dietro i volantini

7 Aprile 2025 | by redazione Labtv
Vuoi vedere la mia ex nuda? Una volta inquadrato il Qr code… lo shock dietro i volantini
Attualità
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Vuoi vedere la mia ex nuda? Sono apparsi a Roma una serie di volantini con frasi tipo “Guardate tutti quella stronza della mia ex nuda”, “Guardate Francesca quanto è stata brava l’altra notte”, “Vaffanculo Elisa. Ora tutti vedranno i tuoi video”, accompagnate da un QR Code che promette di vedere immagini nude di ex fidanzate. Una volta inquadrato il Qr code, però la realtà è un’altra. L’iniziativa ha visto la diffusione di QR Code posizionati nei bagni dei locali e nei punti nevralgici di Piazza Bologna, Piazza Trilussa, quartiere San Lorenzo, Trieste e Ostiense.

Accanto a questi, frasi provocatorie che alludevano alla possibilità di accedere a immagini nude di ex fidanzate, stuzzicando la curiosità dei passanti. Ma cosa si cela dietro i manifesti? Un’azione di guerrilla marketing, una provocazione di studenti e studentesse dello Ied (Istituto Europeo di Design) contro il fenomeno del revenge porn. Tuttavia, il vero shock arriva dopo: scannerizzando il codice, il link non porta a immagini private, ma a un video che colpevolizza chi ha compiuto il gesto.

Un ribaltamento della prospettiva che spinge a riflettere sul proprio ruolo nel fenomeno e a riconoscere una verità scomoda: chi guarda, è complice. Il video rimanda poi al sito ufficiale dell’iniziativa, dove il tema viene approfondito e sono disponibili risorse per comprendere e combattere il revenge porn. L’operazione, volutamente provocatoria, mira a interrompere l’indifferenza e a generare disagio in chi fruisce di questi contenuti, trasformando la semplice curiosità in consapevolezza.

Un’esperienza diretta e personale, che pone chi guarda di fronte alla propria responsabilità. I numeri parlano chiaro: in Italia, negli ultimi anni, circa 5 milioni di persone sono state vittime di revenge porn, mentre 14 milioni hanno visualizzato contenuti privati non consensuali. Ma il dato più allarmante riguarda la normalizzazione di questo fenomeno: l’84% di chi riceve queste immagini e le condivide si dice pronto a farlo di nuovo. Un meccanismo pericoloso, che trasforma le vittime in oggetti e rende chi guarda parte del problema.

“Con questa iniziativa, le studentesse dello IED vogliono innescare un cambiamento culturale, spingendo le persone a riconoscere il proprio ruolo e a fare un passo avanti verso una cultura del rispetto e della consapevolezza”.

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