Non erano attesi sviluppi decisivi dalla riunione di oggi in Confindustria tra FIOM e FIM da un lato e i vertici di Hanon Systems dall’altro. Chiamati al negoziato più dalle pressioni dei lavoratori, lo sciopero di otto ore proclamato lunedi scorso dalle RSU, che dalla reale volontà di trovare una via d’uscita all’impasse, i vertici della multinazionale coreana si sono presentati con il Responsabile Operazioni Europeo Steven Foster, collegato in call conference. Ne è scaturito un dialogo ancora acerbo che è però servito ad evitare che le relazioni si interrompessero del tutto e che ci fosse una base di negoziato su cui continuare a lavorare.
C’è una crisi strutturale del settore, una regressione della congiuntura internazionale dell’automotive che impone cambiamenti sensibili in termini di piano industriale, piano che Hanon sembra intenzionata a mantenere sebbene in modo rivisitato rispetto a quello targato 2023 ma sui cui tempi tecnici c’è assoluta incertezza. E questo fa a pugni con gli ammortizzatori sociali che scadono dal primo di gennaio prossimo e la cui fine ovviamente allarma i lavoratori.
In sostanza nessun passo in avanti rispetto al 30 settembre scorso se non l’impegno a rivedersi con molta probabilità il 26 novembre per continuare a trattare ma è a questo punto l’azienda coreana che è chiamata a dire una volta per tutte cosa intenda fare dello stabilimento beneventano e dei 60 quadri lavorativi nei confronti dei quali Fiom e Fim chiamano in causa anche le istituzioni locali che dalla vicenda non possono e non devono sentirsi escluse.