Perciò la predetta Stazione dovrà chiamarsi “Terra di Falanghina”, al fine di ottimizzare l’occasione rappresentata dal passaggio di una linea ferroviaria assolutamente strategica per il futuro del Meridione d’Italia (collegamento Napoli-Bari). Oltretutto, tale denominazione allevierebbe, sia pure parzialmente, i danni paesaggistici e strutturali causati dalla infelice realizzazione di un orrendo terrapieno lungo un percorso fascinoso e verdeggiante.
L’intero territorio merita di valorizzare opportunamente la straordinaria potenzialità economica rappresentata dalla viticoltura di qualità, anche grazie alla conseguente predisposizione di un Hub logistico e commerciale, capace di favorire ogni forma di sviluppo territoriale per le giovani generazioni. Sta di fatto che dette strutture innovative svolgono dappertutto un ruolo cruciale nel facilitare sia il commercio diretto che la sostenibilità produttiva, peraltro con l’uso armonico degli spazi e degli edifici.
Non a caso, una delle funzioni principali svolte dagli Hub di ultima generazione è quella di favorire il libero scambio delle merci mediante l’utilizzo appropriato dei trasporti ecocompatibili, tra cui, ovviamente, i moderni vagoni ferroviari.
Perciò l’area vitivinicola di pregio del Sannio appenninico non può perdere questa storica opportunità di crescita economica, in quanto la realtà sociale della provincia di Benevento, pur registrando il costo della vita più alto d’Italia, continua ad annoverare i redditi più bassi della Campania.
Un dato statistico paradossale che, oltre ad evidenziare la persistenza di un sistema produttivo asfittico e diseguale, rivela la fragilità economica del territorio sannita.
Per le precisate ragioni, si rende necessaria la messa a punto di una programmazione innovativa, diretta a promuovere le giuste sinergie tra centri di ricerca, realtà produttive e nuove attività di servizio.
In altre parole, si tratta di promuovere la difesa dell’economia di prossimità con i giusti prezzi dei prodotti agricoli