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Hiv, 200 nuovi casi all’anno in Campania, ma è punta dell’iceberg. Nuove terapie per azzerare virus nel sangue ed evitare contagio

Hiv, 200 nuovi casi all’anno in Campania, ma è punta dell’iceberg. Nuove terapie per azzerare virus nel sangue ed evitare contagio

27 Settembre 2024 | by redazione
Hiv, 200 nuovi casi all’anno in Campania, ma è punta dell’iceberg. Nuove terapie per azzerare virus nel sangue ed evitare contagio
Attualità
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Hiv, vietato abbassare la guardia: l’infezione provocata dal virus il virus che provoca la sindrome da immunodeficienza acquisita è presente in tutta la popolazione sessualmente attiva. Tra i giovani che si affacciano al mondo sociale, tra gli adulti e anche in età più avanzata quando emergono casi incubati in maniera silente in anni precedenti. Ciò a prescindere dall’orientamento sessuale.

Nel solo mese di agosto nella sola struttura di Malattie infettive della Federico II sono stati diagnosticati 10 nuovi casi. Di più al centro per lo screening del Cotugno dove spesso arrivano pazienti con la malattia già conclamata in Aids.

Nel nostro Paese il numero delle persone positive all’Hiv continua ad aumentare in quanto i casi, che con le nuove terapie vengono cronicizzati e si accumulano: in 20 anni si è passati da 70 mila positivi nel 2000 a 120.000 nel 2023 di cui circa 10 mila in Campania. Fondamentale identificare precocemente la positività al virus dell’Hiv con lo screening gratuito – avverte Maria Aurora Carleo, dirigente presso l’Unità operativa complessa di Malattie infettive e Medicina di genere dell’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli – un elemento chiave sia per consentire di mantenere in efficienza il sistema immunitario sia per diventare consapevoli del proprio stato di positività.

Le terapie oggi disponibili permettono infatti di rendere il virus non rilevabile nel sangue e quindi non trasmissibile evitando di contagiare altri e consentendo una aspettativa di vita sovrapponibile a quella delle persone sane”. In Campania è possibile effettuare l’esame per lo screening in anonimato al Cotugno, in Malattie infettive al Policlinico Federico II, all’ospedale Moscati di Avellino, al San Pio di Benevento, al San Sebastiano di Caserta e al Ruggi di Salerno. Con la diagnosi precoce dunque l’Hiv può diventare una condizione cronica con cui convivere per molti anni senza conseguenze per se e gli altri.

“La notizia della positività all’HIV può tuttavia provocare paura e disorientamento ma grazie a corrette informazioni e seguendo le terapie secondo lo schema prescritto dal medico è possibile raggiungere una carica virale non rilevabile e avere una buona qualità di vita. lo screening in anonimato offerto gratuitamente è la strada da seguire superando lo stigma che ancora circonda l’HIV. Mira a questi obiettivi il podcast realizzato con gli esperti del settore nell’ambito di “HIV.

Parliamone ancora”, nuova iniziativa della campagna di sensibilizzazione, “HIV. Ne parliamo?”, promossa da Gilead Sciences con il patrocinio di 16 Associazioni di pazienti, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) e l’Italian Conference on AIDS and Antiviral Research (ICAR).

Come affrontare la diagnosi di HIV è l’argomento del secondo episodio del podcast “A voce alta – Dialoghi sull’HIV”, realizzato da OnePodcast a cui ha partecipato anche Maria Aurora Carleo, dirigente presso l’Unità operativa complessa di Malattie infettive e Medicina di genere dell’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli. Sulla piattaforma (https://open.spotify.com/show/3WO4OGtxxupBJBiR7Oy1sz). è già disponibile la prima puntata, uscita a giugno e dedicata ai temi dell’aderenza terapeutica e dello sviluppo di resistenze ai farmaci.

In Italia, nel 2022, sono state effettuate 1.888 nuove diagnosi di infezione da HIV di cui circa il 10% in Campania. Circa il 60% dei neo-diagnosticati aveva una compromissione del sistema immunitario e, tra questi, più del 40% con una diagnosi di AIDS conclamata.

“Questi numeri ci dicono che la maggior parte delle persone arriva alla diagnosi di HIV in una fase avanzata – spiega Carleo – quando ha già dei sintomi, anziché per un’abitudine al controllo del proprio stato di salute. Purtroppo, non c’è adeguata informazione sul test HIV, che può essere effettuato attraverso un prelievo di sangue oppure tramite il test rapido – salivare o capillare, con una goccia di sangue, a cui seguirà un’analisi più specifica in caso di positività”.

“Le persone pensano che scoprire la positività all’Hiv cambi la loro vita per sempre e tendono a mettere la testa sotto la sabbia, In realtà non è così: oggi è possibile vivere una vita libera, come quella di tutte le altre persone. È importante però che fin da subito le persone vengano informate correttamente”. Al Cotugno una volta ottenuta la diagnosi, le persone vengono prese in carico e iniziano la terapia il prima possibile per raggiungere l’abbattimento della carica virale fino a non avere più tracce di virus rilevabili in circolo.

Ciò vuol dire che, se il virus non è rilevabile nel sangue, allora non può essere trasmesso. “Per fare ciò è necessario però che venga capita l’importanza di assumere la terapia con regolarità e costanza. Per questo diventa fondamentale parlare con il medico”, spiega Maria Aurora Carleo. Insieme al podcast è stato realizzato anche un nuovo opuscolo informativo che sarà reso disponibile per i medici generalisti e specialisti a supporto della loro comunicazione con i pazienti.

L’opuscolo affronta il tema del paziente neo-diagnosticato, con informazioni utili per affrontare al meglio questo momento. Sulla landing page della campagna – hivneparliamo.it – sono inoltre disponibili le storie dedicate a tutte le tematiche toccate in questi mesi di attività: il benessere mentale, l’aderenza terapeutica, lo sviluppo di resistenze ai farmaci e diversi altri aspetti legati alla quotidianità del vivere con HIV. L’obiettivo è promuovere il dialogo fra i medici e le persone con HIV, per una migliore qualità di vita.

“In questi quasi 40 anni di attività a fianco delle persone con HIV abbiamo lavorato per far sì che la diagnosi di positività all’infezione non fosse più una condanna, e ci siamo riusciti. Oggi chi vive con HIV, grazie alle terapie, può avere un’aspettativa di vita paragonabile a chi non ha l’infezione e una buona qualità di vita. Ma possiamo e vogliamo fare ancora di più e ci impegniamo ogni giorno a sviluppare nuovi farmaci, sempre più efficaci e a promuovere una corretta informazione e un maggior dialogo tra medici e pazienti, fin dal momento della diagnosi.

Un obiettivo che è anche alla base di “HIV. Ne parliamo?”, una campagna che offre strumenti concreti a clinici e persone che vivono con questa infezione per costruire un rapporto di fiducia”, conclude Gemma Saccomanni, Senior Director Public Affairs Gilead Sciences.

La campagna “HIV. Ne parliamo?” è partita a novembre 2023 per riportare l’attenzione su quegli aspetti della vita delle persone con HIV che possono essere migliorati, dagli aspetti psicologici alle relazioni con gli altri, alla corretta assunzione della terapia. Attraverso le storie di chi vive con HIV, la campagna vuole offrire degli spunti di riflessione e informazioni utili per prendere consapevolezza di questi aspetti e iniziare ad affrontarli.

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