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Protezionismo sostenibile per garantire la competitività in Europa

Protezionismo sostenibile per garantire la competitività in Europa

23 Settembre 2024 | by redazione
Protezionismo sostenibile per garantire la competitività in Europa
Attualità
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Antonio Schioppi, napoletano, ESG Strategy e Reporting Specialist del Gruppo BCC Iccrea, spiega quale è l’alternativa al protezionismo economico, tornato in auge come risposta alle sfide della globalizzazione

Una valida alternativa ai dazi doganali è il protezionismo sostenibile, orientato all’adozione di pratiche sostenibili, comparabili e verificabili a livello globale. Questa è l’opinione di Antonio Schioppi, ESG Strategy e Reporting Specialist del Gruppo BCC Iccrea.

Il manager e autore spiega come sia pericoloso il protezionismo economico tornato in auge come risposta alle sfide della globalizzazione, poiché è inadeguato di fronte alle complesse dinamiche globali e ai rischi che comporta: «L’imposizione di dazi può infatti portare a conseguenze indesiderate, come spingere le imprese a prendere decisioni che aggravano ulteriormente le disuguaglianze e i problemi sociali.

Un esempio potrebbe essere la riduzione del salario minimo o l’adozione di pratiche lavorative non etiche per compensare i costi aggiuntivi imposti dalle barriere tariffarie. Queste misure, lungi dal risolvere i problemi, rischiano di esacerbare le condizioni di lavoro e aumentare le disparità economiche», dichiara Schioppi.

Secondo il manager potrebbe esserci una forma di protezionismo utile e necessaria, un protezionismo orientato all’adozione di pratiche sostenibili, comparabili e verificabili a livello globale: «Questo tipo di protezionismo non si basa sulla chiusura dei mercati o sull’imposizione di barriere tariffarie, ma piuttosto sulla promozione e sull’imposizione di standard di sostenibilità.

In altre parole, un “protezionismo sostenibile” potrebbe essere la chiave per preservare le risorse per le generazioni future e garantire uno sviluppo che sia non solo sostenibile, ma anche equo e globalizzato», prosegue Schioppi.

In questo contesto, è fondamentale riconoscere il ruolo cruciale che il quadro normativo europeo gioca in materia di sostenibilità. Alcune normative, come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e la Due Diligence in materia di Sostenibilità d’Impresa (CSDDD), prevedono il graduale ampliamento dell’ambito di applicazione, coinvolgendo un numero sempre maggiore di aziende nell’obbligo di rendicontare le loro pratiche di sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Queste normative, tuttavia, sono limitate senza un impegno globale per uniformare standard e adottare un approccio concreto alla sostenibilità.

Tuttavia – avverte Schioppi – se tali normative restano limitate al solo contesto europeo, rischiano di ridurre la competitività delle imprese del Vecchio Continente rispetto ai concorrenti globali, che non sono soggetti agli stessi standard rigorosi. Per evitare questa disparità, è cruciale che vi sia un impegno globale per uniformare questi standard e adottare un approccio concertato alla sostenibilità.

«Un aspetto fondamentale di questo approccio globale è l’esigenza di un linguaggio condiviso relativo ai fattori ambientali e sociali, un tema di grande attualità nel contesto della sostenibilità. Attualmente, la tassonomia europea rappresenta un primo passo in questa direzione, limitandosi però principalmente ai fattori ambientali.

Approfittando di questa adozione globale e del possibile adeguamento dei criteri, potrebbe essere finalmente completato anche l’impianto della tassonomia sociale e umanitaria, che attualmente è stata messa in stand-by a causa delle difficoltà riscontrate nella definizione del linguaggio», evidenzia l’autore che ha recentemente pubblicato un libro sul tema e sarà tra i protagonisti dello Human Economic Forum (11 e 12 dicembre, Camera dei Deputati) per presentare la proposta di Regolamento della Tassonomia Sociale.

Un tema sul quale è già a  lavoro un gruppo di esperti italiani e l’osservatorio ADR, per la proposizione di soluzioni condivise per la definizione del nuovo linguaggio sociale, in linea con gli SDGs dell’Agenda 2030.

Solo attraverso un “protezionismo sostenibile” a livello globale, che promuova l’adozione di pratiche comparabili e verificabili in tutte le economie, possiamo garantire che la sostenibilità diventi un motore di crescita piuttosto che un ostacolo competitivo. In definitiva, il futuro del commercio globale e dello sviluppo sostenibile dipenderà dalla nostra capacità di superare le logiche protezionistiche basate sui dazi e di costruire un sistema economico in cui la sostenibilità sia al centro delle decisioni aziendali.

Chi è Antonio Schioppi. Nato a Napoli, è ESG Strategy e Reporting Specialist del Gruppo BCC Iccrea. Ricopre la carica di Teaching Assistant alla LUISS Guido Carli, dove tiene numerosi seminari nell’ambito della Tassonomia ESG, ed è Presidente di Andaf Giovani Campania e Calabria. Ha altresì lavorato in Ernst & Young. Ha recentemente pubblicato il libro, Rendicontazione delle informative e strategie per la transizione ecosostenibile: il ruolo della Tassonomia ESG

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