Il terzo giorno dedicato ai Riti settennali di Guardia Sanframondi ha avuto come protagonisti i rioni Portella e Fontanella.
Questa mattina dalla Chiesa di San Sebastiano è partito prima il corteo della processione di Comunione del Rione Portella e in seguito, dalla Chiesa di San Leonardo, si è tenuta la processione di penitenza del Rione Fontanella. Entrambi i cortei nel corso della mattinata hanno attraversato le strade del paese sotto gli occhi dei fedeli per poi raggiungere la Basilica Santuario dell’Assunta.
Anche questa giornata, come le precedenti è stata contrassegnata dallo stesso fervore spirituale, con cui ogni partecipante si è immerso nell’atmosfera di comunione e penitenza.
La processione di Comunione del Rione Portella è giunto in Chiesa per la celebrazione della Santa Messa, presieduta da Padre Giustino Di Santo,Parroco e Rettore della Basilica Santuario dell’Assunta. Al termine della celebrazione il corteo del Rione Portella ha tenuto la processione “di ritorno” presso la chiesa di San Sebastiano. Il Rione Fontanella, invece, giunto presso la Basilica Santuario per la catechesi penitenziale è stato accolto da Padre Daniele Moffa, parroco di Pietrelcina. Terminata la catechesi, il vescovo diocesano, Mons. Giuseppe Mazzafaro, ha tenuto un’istruzione ai penitenti.
Questa mattina, don Giammaria Cipollone, parroco di Telese Terme e docente presso la Pontificia Università Gregoriana, ha sottolineato come “ogni rito, ogni esperienza di fede, come quella a cui si è assistito in mattinata accogliendo la processione di
comunione del Rione Croce e poi la penitenza del Rione Portella, si radica e trova la sua ragion d’essere nella Parola di Dio. Senza questo legame profondo con la Parola, i nostri gesti rischiano di essere sterili. Per questo ho apprezzato molto quel silenzio che accompagnava la processione dei quadri”- ha affermato.
Vivere i riti con fede significa desiderare e chiedere al Signore di essere, come Maria, uomini e donne del silenzio perché la Parola di Dio possa trovare terreno fertile e diventare carne nella nostra vita, della nostra quotidianità, nei nostri gesti”. Don Giammaria ha sottolineato, inoltre, che “a mettersi in cammino non erano soltanto tante singole persone, una comunità in cammino, un popolo. È questa l’esperienza del vero pellegrinaggio nella fede che sa vivere il passaggio fondamentale dalla penitenza alla comunione. Chi fa penitenza sa bene
che non è lì a convincere Dio del perdono, perchè quel perdono c’è già stato”. Ecco la sintesi del significato profondo che rispecchia tutta la cerimonia dei Riti di Guardia Sanframondi.