Domani, martedì 20 agosto, avranno luogo due processioni: alle ore 8 dalla Chiesa di San Rocco, in Largo croce, partirà il corteo della processione di Comunione del Rione Croce.
Alle ore 9, invece, partendo dalla Chiesa di San Sebastiano, si terrà la processione di penitenza del Rione Portella. Entrambi i cortei confluiranno, in momenti diversi, presso la Basilica Santuario dell’Assunta. La processione di Comunione del Rione Croce giungerà in Chiesa entro le ore 10 per la celebrazione della Santa Messa, presieduta da Padre Giustino Di Santo d. O., Parroco e Rettore della Basilica Santuario dell’Assunta.
Al termine della celebrazione il corteo del Rione Croce terrà la processione “di ritorno” presso la chiesa di San Rocco. Il Rione Portella, invece, giungerà presso la Basilica Santuario per la catechesi penitenziale che sarà tenuta dal Padre Daniele Moffa, parroco di Pietrelcina. Terminata la catechesi, il vescovo diocesano, Mons. Giuseppe Mazzafaro, terrà un’istruzione ai penitenti, terminata la quale, il corteo tornerà in Piazza Condotto, antistante la Chiesa di San Sebastiano.
La deputazione del Rione Portella è così composta: Filippo Del Vecchio, Giuseppe Conte, Pasqualino Foschini, Angelo Silvestri e Vittorio Garofano. Il coro è diretto dai Maestri Elvira Petronzi e Vincenzo Palma. I testi e le musiche sono stati composti da Padre Giancarlo Giannasso.
L’ingresso nel Santuario del corteo processionale di entrambi i Rioni, nonché la Santa Messa delle ore 10, sarà trasmesso in diretta sull’emittente MediaTV (canale 86), inoltre potrà essere seguito attraverso i siti internet media-tv.it e www.mediatvweb.tv, nonché dai media della Basilica Santuario dell’Assunta.
Questa mattina, all’inizio della Settimana di Penitenza, il vescovo diocesano, Mons. Giuseppe Mazzafaro, intrattenendosi con gli operatori delle comunicazioni sociali, presso l’Area Stampa della Basilica Santuario, ha condiviso alcuni pensieri che riportiamo: “Io sono consapevole di trovarmi di fronte ad un evento straordinario, anzi, direi unico nel suo genere che chiede di essere vissuto con umiltà e con atteggiamento di accoglienza, senza pregiudizi, senza giudizi. Credo che mi stia predisponendo ad abbracciare io stesso i Riti.
Quest’oggi sono giunto ben presto a Guardia perché penso che i Riti abbiano molto da dire anche nell’atteggiamento della gente, nello sguardo delle persone: i Riti parlano anche attraverso il popolo, al di là di coloro che sono coinvolti direttamente che sono i flagellanti e tutti i penitenti. Credo che i Riti siano un grande organismo in cui ognuno ha un suo ruolo, mi ha colpito, per esempio, anche l’anziana che incontri che sta ferma all’angolo in attesa del passaggio dei cortei. Insomma, si vede nello sguardo della gente che c’è una grande attesa.
Questa attesa sto cercando di farla anche mia perché è la prima volta che presenzio. Sto cercando di vivere questi Riti con l’attesa, come tutte le cose di Dio. Davanti alla grazia di Dio che si prepara a manifestarsi, bisogna spogliarsi altrimenti la grazia non passa. Bisogna essere il quanto più possibile trasparenti altrimenti la luce non passa, rimane riflessa e va via. Riconosco che questo non è semplice perché poi ognuno ha la sua storia, la sua cultura, le sue precomprensioni, ha la sua idea della vita spirituale e non è semplice spogliarsi, anche se credo sia l’unico modo per vivere bene i Riti, altrimenti si corre il rischio di essere mero spettatore.
I Riti, dunque, vanno vissuti con un atteggiamento di Fede, ciononostante avere fede non significa necessariamente capire. Avere fede significa capire che il Signore c’è e che ti sta parlando e sei tu che devi sintonizzarti con Lui. Nonostante il mutarsi dei tempi, ciò che mi appare chiara è la forza dei Riti che resta immutata nei secoli e questa non è una cosa da poco perché significa che c’è qualcosa di solido, una roccia sulla quale sono stati costruiti che, nonostante il trascorrere del tempo, non
viene scalfita, anzi, in un certo qual senso, sembra anche crescere e questo ci impone di comprenderne il senso spirituale. C’è una cosa che salva i Riti, e mi ha sempre colpito sin dall’inizio, è che i battenti sono incappucciati.
Questo salva tutto perché ciò vuol dire che non è fatto per mettersi in mostra, ma per vivere la vera fede. L’anonimato, dunque, difende la spiritualità altrimenti corri il rischio di farlo solo per farti ammirare dagli altri. L’anonimato è garanzia. È come quando Gesù dice “quando pregate, chiudetevi nella vostra stanza”. Il battente, ergo, sebbene in pubblico, celato dall’anonimato, interpreta queste Sue parole. I Riti non hanno come fine quello della penitenza, ma la finalità è la conversione. La finalità di ogni
penitenza, di ogni confessione è sempre quella di uscire migliori di come ci si è entrati. La mia impressione è che in questa settimana Guardia rappresenti l’umanità intera che, difronte alla sofferenza dei bambini in tante situazioni di guerra, deve chiedere perdono al Signore.
Guardia ha la responsabilità di rappresentare il mondo intero, ammettendo che l’uomo è peccatore. Questo è importante che si possa diffondere. Ritengo che senza il Vangelo non ci sia conversione. Auguro, dunque, ai fedeli e ai pellegrini che arriveranno a Guardia, di vivere questi giorni come un tempo di grazia, di ricerca del Signore attraverso i tanti segni che Egli ci offrirà, aperti con umiltà alla preghiera”.