Un leggero passo indietro rispetto allo scorso anno. E’ quello che ha compiuto l’Università degli Studi del Sannio nella tradizionale classifica redatta dal Censis. Nella graduatoria dei piccoli atenei (fino a 10.000 iscritti) l’ateneo sannita quest’anno si colloca in sesta posizione con un punteggio medio di 82,7 che significa poco più di un punto in meno rispetto allo scorso anno. L’Unisannio perde anche una posizione in classifica, ma nell’edizione appena pubblicata le piccole università sono 10 e non più 9. E proprio l’ultimo posto è occupata dalla new entry, l’Orientale di Napoli. Non cambia il podio: prima Camerino, poi l’Università degli Studi della Tuscia e Macerata.
Per stilare la classifica l’istituto di ricerca socio-economico prende in considerazioni diversi indicatori che vanno a comporre, poi, il punteggio medio. L’Unisannio ottiene la performance migliore nella voce “Comunicazione e servizi digitali” (103 punti) che rappresenta da anni un cavallo di battaglia. Ottimo il risultato anche per quanto concerne le strutture (92) mentre sono da migliorare gli altri quattro indicatori: borse di studio (78), internazionalizzazione (75), occupabilità (75) e servizi (73).
La Classifica Censis delle Università italiane viene elaborata da oltre vent’anni con l’intento di accompagnare i giovani diplomati nelle loro scelte universitarie. I neo iscritti, spiega l’istituto in una nota stampa, sono in leggero calo su tutto il territorio nazionale anche se la situazione è diversa a secondo delle zone: le immatricolazione sono cresciute soprattutto negli atenei del Sud e isola (+4.2%) e sono diminuite al Centro e nel Nord Ovest.
Considerando le aree disciplinari di appartenenza dei corsi di laurea (triennali e magistrali a ciclo unico), sono i corsi dell’area sanitaria e agro-veterinaria ad avere conosciuto il maggiore incremento di immatricolati (+7,0% nel complesso), trainati dai corsi di laurea in ambito medico-sanitario e farmaceutico (+10,1%). Si contraggono, invece, i nuovi iscritti ai corsi di psicologia (-10%), nell’area agraria-forestale e veterinaria (-6,9%).