Sabato pomeriggio presso il Convento di Circello, le Associazioni culturali dell’Alto Tammaro(Associazione Culturale Cercellus, Associazione Culturale Colle Sannita, La Cittadella, Giuseppe Maria Galanti APS, Sepino nel Cuore APS, Associazione Ri Ualanegli, APS Universitas Terrae Reginae ETS) hanno sottoscritto un protocollo che ha dato vita alla “Comunità Patrimoniale Matese Tammaro ETS.
“Ringrazio tutte le persone che hanno partecipato all’incontro che ha dato vita a questo importante strumento per la salvaguardia della cultura territoriale- ha affermato Davide Iannelli Presidente dell’Associazione. Siamo felici di aver ospitato l’Ambasciatore De Agostini che con passione ha profuso tutto il suo impegno a difesa delle nostre terre.
Cosa è la Comunità Patrimoniale? Non avremmo scelto un nome così pretenzioso se non avessimo deciso di far vivere, anche nelle nostre zone, la Convenzione di Faro, approvata dagli Stati membri del Consiglio d’Europa nel 2005 e recepita dal Parlamento italiano con Legge n.133 dell’1 ottobre 2020, e se non credessimo nel valore delle nostre terre non solo naturale e paesaggistico ma anche storico e culturale, e nell’immenso patrimonio custodito nelle nostre comunità: se nei secoli e nei decenni non vi fossero state tante persone, e tante associazioni, a fare ricerca, a scrivere libri, a segn alare e talvolta a protestare contro il degrado delle testimonianze, noi oggi non potremmo parlare di politiche culturali, turismo culturale, impresa culturale
La Convenzione di Faro recita: a. l’eredità culturale è un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione. Essa comprende tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato del l’interazione nel corso del tempo fra le popolazioni e i luoghi; b. una comunità di eredità è costituita da un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future.
Cosa significa per noi in concreto? Nei sette comuni nei quali intendiamo svolgere le nostre attività, al sito del Ministero culturale risultano complessivamente censiti n. 271 beni, di cui 107 nella sola Sepino. Ma se andiamo a ricercare, nelle biblioteche comunali ed anche nelle case private, noi troveremo migliaia di pubblicazioni che raccontano come la storia delle nostre terre sia antichissima, almeno quanto il Regio Tratturo, qui vicino, ed abbia lasciato tracce, segni, tradizioni, cultura.
Ma ovviamente non vogliamo fermarci ai soli comuni al momento presenti nella Comunità Patrimoniale, che auspichiamo divenga sempre più ampia e diffusa.
Infatti Il territorio tra il Matese e il Tammaro è nella realtà e nel suo insieme un palinsesto vivo, ricco di segni e memorie storiche, di evidenze archeologiche, tessuto attorno alla rete di paesi e paesaggi, contrade e villaggi rurali, legati dai fili di un’antica viabilità che collega luoghi dello scambio sociale e commerciale, ma anche luoghi sacri, identitari e memorabili: un tessuto ancora impregnato di valenze immateriali fatti di gesti, riti, tradizioni di comunità distinte e coesistenti.
Molto di questo, grazie alla tecnologia digitale, alla fotografia, alla cartografia, potrà essere riportato a una sorta di atlante tematico e descrittivo. Molto, molto altro dovremo farlo: censire, mappare, e soprattutto narrare.
E, nella narrazione, dare il risalto che merita al cosiddetto patrimonio immateriale, della religiosità popolare, delle infiorate, dei drammi sacri, dei presepi viventi, delle danze popolari e tradizioni di tutti i nostri comuni.Se abbiamo tutto ciò, è perché le nostre popolazioni hanno saputo, di generazione in generazione, trasmetterne l’eredità: patrimonio culturale, appunto!
Ma nulla di tutto ciò è nelle strategie istituzionali che contano: non è, in gran parte, conosciuto dal Ministero dei Beni culturali, è sconosciuto nel Piano Paesaggistico della Campania (in Molise, fortunatamente, un po’ meno), e solo occasionalmente recepito nei piani urbanistici dei nostri comuni.Ma, se è sconosciuto, non può certamente essere salvaguardato, E, se non è salvaguardato, il rischio di compromissione e degrado è altissimo.
A nulla serve che a Monaco di Baviera si sia fatta la più importante mostra sui Sanniti di tutti i tempi se noi, nel nostro non credere in noi stessi, continuiamo ad avere una visione frammentata e inadeguata di ciò che abbiamo. Che va visto, e questo è uno dei nostri obiettivi principali, nella sua unitarietà, e nei profondi legami che legano i castelli alla loro storia comune, il Regio Tratturo e la sua economia all’archeologia ma anche alla storia successiva, le vie micaeliche ed i tanti centri religiosi minori alla grande Storia.
Quando tutti noi ci autoconsoliamo della magia dei nostri borghi, dovremmo sapere che non è casuale, ma è il risultato di centinaia di generazioni che hanno costruito il paesaggio, tramandato la cultura e la storia nelle loro opere e nelle vicende personali e collettive.
Cosa faremo in concreto? Raccogliere, studiare, sollecitare l’attenzione delle istituzioni, delle università, della cultura italiana. Educare al patrimonio: le istituzioni, le comunità, le persone.
Rendere disponibile in digitale tutto questo, fare in modo che tutte le nostre comunità ne comprendano il valore e lo custodiscano, ad iniziare dai giovani per i quali spesso conoscere il passato è la condizione per immaginare futuro, e farlo diventare l’humus di politiche culturali non effimere, non frammentate, non rinchiuse intorno ai nostri campanili che non servono per raggrupparci, ma per guardare lontano.
Perché diamo alla nostra associazione, holding di associazioni, potremmo dire, uno status giuridico preciso, quello dell’adesione al Terzo Settore?
Perché crediamo nel rapporto con le istituzioni e con le professionalità della cultura, nella coprogettazione e nella valorizzazione delle idee. Se vogliamo costruire futuro, è necessario che il volontariato, di cui siamo parte, sappia interagire, suscitare, promuovere, immaginare strategie di lungo periodo sui cui progettare insieme ad istituzioni e categorie anche imprenditoriali.
Perché Matese – Tammaro? Perché siamo convinti che questa area abbia omogeneità di patrimonio culturale, e non solo. Sull’altro versante avremo a breve un Parco Nazionale, ma la storia non si ferma alla ss.87 e al fiume Tammaro: prosegue, verso il Fortore, il Molise, la Puglia, Benevento, Napoli: anche qui vogliamo che la conoscenza produca salvaguardia, valorizzazione, opportunità di restanza e di contrasto allo spopolamentoNon saremo soli.
Abbiamo scelto di essere associazioni solo locali, ognuna delle quali conserva la propria autonomia, identità, e specificità: il patrimonio, non solo di conoscenza ma anche di passione e competenza, custodito da ognuna di esse, non va burocratizzato; anzi, è proprio la differenza che produce ricchezza.
Ma sappiamo già che grandi associazioni nazionali, che si occupano di salvaguardia della natura, del paesaggio, della cultura, e della loro promozione, saranno al nostro fianco.Nel ringraziare ancora una volta le associazioni fondatrici, esprimerò un concetto caro a tutti noi: non rincorriamo bandierine e diritti di primogenitura, ma perseguiamo obiettivi ambiziosi ed inclusiviDa domani saremo al lavoro per estendere la nostra rete, aprirci a quanti, singoli o associazioni, riconosceranno nel nostro progetto la potenzialità di un momento di rottura che apre al futuro”. Ha concluso il presidente Iannelli.