Apice riscopre se stesso. L’antico borgo del Mediocalore, ma si potrebbe dire tutta l’area circostante a partire dalla piana del Cubante, va alla ricerca delle proprie origini e lo fa attraverso una manifestazione sulla durata di due giorni dal titolo “Il borgo e il fiume” organizzata da Archeoclub, sezione di Apice, e giunta alla sua sesta edizione.
“Gnoti se auton”, recita l’iscrizione del frontespizio del tempio di Apollo a Delfi e la massima non si poteva attagliare meglio a questa iniziativa che rilancia Apice come topos che ci giunge direttamente dall’antichità, con le sue straordinarie vestigia, Ponte Appiano o come è più comunemente detto Ponte Rotto su tutti, un viadotto di età repubblicana, un unicum tra le opere architettoniche stradali del mondo romano. Ai suoi piedi le tante manifestazioni pensate da Arecheoclub ed esposte stamattina a Palazzo Mosti la presentazione dell’evento del 20 e del 21 luglio
“Abbasc a iomara”, che sarebbe giù al fiume, locuzione mediocalorina che rimanda al fiume Calore e alla sua centralità nelle abitudini di vita e di costume di una intera comunità. Nell’ambito della due giorni anche una rievocazione del rito delle lavandaie giunto alla seconda edizione, tra bucati, canti, inciuci e vere e proprie contrapposizioni fisiche per accaparrarsi i posti migliori al lavaggio dei panni.
le dichiarazioni nel video che segue