“Con la demolizione delle scuole Federico Torre e Nicola Sala, la Città perde una pagina importante di architettura razionalista, così come è stata declinata qui a Benevento prima e dopo la guerra: lunghe facciate rivestite di marmo o di cotto, finestre a nastro, vetrocemento, esili pensiline sporgenti, angoli destrutturati con volumi netti e riconoscibili, interni luminosi e razionali. Ignari di sacrificare un pezzo di storia della Città, i progettisti si impegnavano nel frattempo nell’ardua sfida di contenere i debordanti volumi in progetto, entro i limiti imposti dalle norme urbanistiche”. Cosi in una nota Pino Iorio, coordinatore di Civico 22
“Questa sfida, purtroppo, ci sembra sostanzialmente persa, come traspare dalle scelte progettuali: aule di 45 mq alte solo tre metri, il verde limitato a qualche praticello stento tra le reti di gomma dei parcheggi, e poco altro; un mucchio di volumi affastellato sull’area della Torre, senza che quella limitrofa “respiri”, per la presenza degli uffici e dell’auditorium.
Sembrerebbe un problema senza soluzione, che invece c’è, proprio lì, sotto i piedi, ed è l’enorme volume interrato di quasi 7.000 mc che i progettisti, come candidamente dichiarano in relazione, hanno volutamente lasciato non rifinito e inutilizzato, temendo forse che, sommandosi a quelli superiori, facesse “esplodere” il progetto.
Un grande antro, una sorta di miniera chiusa e scura ma con un tesoro: proprio quel volume, servito peraltro da tante scale e ascensori, a cui si potrebbe aggiungere una ulteriore rampa per consentire l’ingresso indipendente dall’esterno.
Disposto il calpestio della palestra nell’interrato, tre metri più in basso, nulla vieta di realizzare gli uffici sul soffitto della palestra, al livello del primo piano delle scuole; e se quel volume, studiato e gradevole, con tutti i servizi necessari (lo spazio c’è…) ospitasse le manifestazioni che non fosse possibile tenere nelle altre sale del quartiere, alternandosi solo per pochi giorni con lo sport dei ragazzi, l’auditorium come struttura autonoma non servirebbe più.
L’area di sedime della Nicola Sala sarebbe allora del tutto libera ed essere destinata a verde, con prati, alberi, gazebo per lezioni all’aperto: la parte interna, ampia, recintata e servita anche dalla passerella pedonale (una architettura-scultura da progettare con estrema cura) sarebbe riservata ai ragazzi delle scuole, quella esterna al quartiere, evitando commistioni.
Ma tutti godrebbero dell’intero giardino da riunificare, all’occasione, con l’apertura di cancelli di separazione. Resta irrisolto il sacrificio dell’edificio progettato dell’architetto Vincenzo Miccolupi, che si sarebbe potuto consolidare e ristrutturare come si farà con il liceo classico. Probabilmente è tardi per provare a recuperare almeno le facciate, per il rischio di perdere il finanziamento senza che ve ne sia un altro alle viste.
La scuola Torre, d’altro canto, non è solo le facciate, che conservate da sole rimarrebbero un mero simulacro, ma è/era un organismo vivo, funzionale e razionale, fatto di ambienti che secondo lo spirito dell’epoca, e di ogni epoca, coniugano firmitas, venustas, utilitas (stabilità, bellezza e utilità). Il PNRR rischia di essere per la nostra città una furia distruttrice se la grande mole di denaro non verrà finalizzata a veri progetti di rilancio urbano orientato alla qualità di vita ed al disegno armonico dei quartieri . Oggi l’amministrazione dovrebbe avere il coraggio di sospendere le ruspe e dialogare con la cittadinanza. Possiamo sperare?”
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