“Diario di un giudice”, era un libro di Dante Troisi da cui la Rai trasse uno sceneggiato che la Rai mandò in onda ambientandolo a Benevento negli anni 70. Un giudice è il custode delle leggi e magari non proprio della giustizia ma è anche spesso e volentioeri un uomo solo di fronte all’immane compito di difendere le istituzioni da nemici esterni ma molto spesso anche da nemici interni. A Benevento, nell’ambito della rassegna ““Il Maggio dei Libri” è arrivato Carello Maresca, giudice antimafia, artefice delle catture di pericolosi latitanti del calibro di Zagaria e Setola.
Ed è proprio dal filmato della cattura del boss dei casalesi che è partita la dicussione animata dalla pregevole moderazione di Domenico Russo, nelle vesti di avvocato, e che Maresca e Russo hanno rivolto ad una platea di ragazzi ai quali il magistrato napoletano ha raccontato in che modo prevalse in lui l’esigenza di contrapporsi alle prepotenze e ai soprusi del “sistema”.
La sua adolescenza al bivio tra lo studio e il calcio, l’esempio di Giancarlo Siani, un padre severo ma equanime, componenti essenziali per il Catello ragazzino nella scelta di fondo della sua vita che lo ha condotto alla carriera in magistratura e alla caccia ai latitanti più efferati.
Un uomo di 52 anni, che ha anche tentato la strada della politica senza troppo successo, ora autore di un libro quasi autobiografico dal titolo emblematico “Lo Stato vince sempre” che lo ha condotto in giro per l’Italia in 122 tappe per parlare ai giovani di legalità e di schiena dritta portando in dote la sua esperienza.
Diario di un giuidice che crede nella saldezza delle istituzioni ma poi cita Falcone e Borsellino e Rocco Chinnici e Boris Giuliano o Ninni Cassarà o il generale Dalla Chiesa, tutti uomini delle istrituzioni lasciati soli dalle istituzioni e mandati alla mattanza mafiosa. E allora, lo “Stato vince sempre?” No, vince quando i suoi nemici sono esterni ai suoi apparati, meno quando deve combattere nemici interni ai suoi apparati. E’ la storia di un Paese nato male e fondato sui poteri forti da sempre e macchiato di sangue dal delitto Notarbartolo a Capaci.