L’affare Solitek in un momento di impasse che potrebbe anche condurre a clamorosi dietrofront. A dire la verità la sitruazione ristagna da dicembre, dal 31 in particolare, giorno nel quale scadeva il tempo per l’acquisto del capannone dove allocare lo stabilimento beneventano per la produzione di pannelli solari da 600 MW. Un progetto dalla durata triennale che per quasi 50 milioni di euro da stabilirsi in zona Asi a Benevento. Passa però il tempo e la volontà dei lituani sembra raffreddarsi.
I motivi? Sono in parte di natura finanziaria e in parte legati a ragionamenti puramente di mercato. Nel primo caso il governo italiano ha già formalmente garantito alla Solitek anche un finanziamento PNRR di 31 milioni di euro e pertanto i lituani dovrebbe investirne solo 17 milioni per cominciare subito i lavori di ristrutturazione, adeguamento e ampliamento degli edifici, poi allestire la fabbrica, assumere il personale, fare la formazione, ricevere tutte le complesse autorizzazioni ed avviare la produzione dei pannelli fotovoltaici e delle batterie di accumulo entro giugno 2026.
Il preliminare, firmato a febbraio 2023, prevedeva la firma dell’atto notarile per il trasferimento della proprietà a fine dicembre 2023 ma finora l’acquisto non è stato completato. Se entrro giugno non si completeranno le procedure si corre davvero il rischio che tutto si dissolva anche perchè c’è una scadenza che è quella inderogabile del 2026. Molto incide il diverso sistema creditizio, i baltici puntavano su coperture finanziarie assai estese che però da noi non sono previste; in soldoni ci devono mettere loro capitali e questo, in combutta con le mutate oscillazioni del mercato rispetto al piano industriale in base al quale l’azienda era arrivata a Benevento, contribuisce a frenare le operazioni.
Mastella aveva ricevuto Vidmantas Yinulevicious, il Ceo di Bod Group che conrtolla Solitek nonchè presiudente degli industriali lituani ad inizio di febbraio confermando le difficoltà del momento ma assicurando che Solitek non si sarebbe tirata indietro e che a giugno sarebbero iniziati i lavori al capannone mentre per l’inizio del 2025 sarebbe stato previsto l’avvio effettivo della produzione.
Dei lituani e dei 300 e passa posti di lavoro però non si hanno tracce, per adesso. Francesco Rubano, parlamentare di Forza Italia, assicura però che con o senza l’azienda ex sovietica l’affare si farà ma mette in guardia sulle assegnazioni dei posti di lavoro.
le dichiariazione nel video che segue