Il “Mamozio”, così è definito quel palazzo mai ultimato che sorge difronte al Duomo. Esso è stato,negli ultimi venticinque anni un motivo ricorrente di polemiche, con toni spesso esacerbati, tra chi ne esalta la portata architettonica, il concorso internazionale degli studi di architettura che vi hanno concorso, la tensione politica di chi lo ha voluto con la convinzione di arrecare un vantaggio alla comunità, e chi invece, carte alla mano e con una visione un po meno romantica ne contesta i presunti abusi e oppone le sentenze dei tribunali.
Alla prima categoria appartengono gli amministratori dell’epoca, Viespoli e Orlando su tutti e coloro che ne hanno sempre apprezzato l’estetica. Alla seconda coloro che, pur apprezzandone il valore artistico ne contestavano, “in nuce”, la legittimità sotto il profilo meramente amministrativo e giuridico. A questa “fazione” si iscrive Altrabenevento che con Gabriele Corona torna a dire la propria.
Inutile aggiungere che, per onestà intellettuale, un sereno confronto pubblico è sempre preferibile alle scorribande social.
“Il 23 marzo 1999 la Giunta Comunale della seconda amministrazione Viespoli approvò la delibera n.170 con la quale fu stravolto il Piano Particolareggiato del Centro Storico redatto dagli architetti Bruno Zevi e Sara Rossi che prevedeva la costruzione di un edificio di tre piani, allineato lungo via Pasquali, lontano dal Duomo in modo da consentire la realizzazione di una grande piazza pubblica antistante il monumento.
Con quell’atto perverso fu prevista sul lato della piazza, vicino all’edificio preesistente all’angolo tra Corso Garibaldi e Corso Vittorio Emanuele, la costruzione dell’edificio privato del CEPID (Consorzio Edilizio Piazza Duomo) di 6.000 metri cubi, per consentire la realizzazione, proprio davanti alla cattedrale, di un altro “pieno” al posto del “vuoto desolante della piazza” come allora sostenne l’assessore all’urbanistica in carica, l’arch. Giuseppe Iadicicco.
Poi, negli anni 2004-2005 fu autorizzata la costruzione del palazzo pubblico che l’amministrazione D’Alessandro definì “piazza coperta” con un museo, su suoli privati mai ceduti al Comune.
A cose fatte, per tentare di dare una giustificazione “culturale” alla arbitraria modifica del Piano Particolareggiato e del Piano Regolatore le amministrazioni di centro destra si adoperarono con conferenze stampa, mostre, distribuzione di materiale divulgativo ed organizzarono un concorso di progettazione farlocco (in sostituzione del Concorso di Idee) con un preliminare che prevedeva il “muro muto” davanti alla Cattedrale e premiò invece la proposta del “mamozio” con la facciata multicolore.
Oggi, dopo 25 anni dalla delibera 170 che diede inizio alla sciagurata manipolazione politica degli strumenti urbanistici, dinanzi alla Cattedrale, il cuore del centro antico, rimangono lo scheletro del palazzo Cepid non completato a causa di un annoso contenzioso con il confinante condominio e l’edificio pubblico, anch’esso incompleto, costruito su suoli privati grazie alle delibere di consiglio comunale n. 44 del 28 ottobre 2004 e n. 16 del 22 marzo 2005.
Quegli atti sono stati annullati dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 1009 del 10 febbraio 2020 che ha confermato la sentenza del Tar Campania n. 9974 del 2007.
Le due decisioni dei giudici amministrativi sono chiare, inequivocabili, ma gli autori di quelle disgraziate decisioni che finora hanno prodotto solamente contenziosi e 22.000 metri cubi di cemento che cadono a pezzi, ancora non riescono ad ammettere i propri errori.
Anzi, si ostinano a difendere (vedi i recenti interventi di Pasquale Viespoli e Nazzareno Orlando) quelle decisioni e pretendono che siano completati l’edificio privato e il museo-piazza coperta progettato da insigni architetti, come se questo fosse sufficiente per “annullare” le due sentenze.
Ultimamente a difesa del mamozio è scesa in campo anche una associazione artistica, promossa da Pellegrino De Santis, noto consulente della famiglia Fasolino che ancora insiste per realizzare a Benevento la Luminosa, centrale a turbogas.
Meno caratterizzato sul piano “culturale” è il comportamento della amministrazione Mastella che vorrebbe consentire ad un misterioso imprenditore privato, già individuato, di completare l’edificio davanti al Duomo con le modifiche necessarie per aprire qualche pub-ristorante.
Per raggiungere questo obiettivo la giunta comunale con la delibera n. 33 del 12 marzo 2021 ha chiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il finanziamento di 797.000 euro solo per progettare l’adeguamento mercatale del mamozio da realizzare con un Project Financing di quasi di 7.960.0000 euro, in gran parte proveniuenti da privati, senza tener conto delle sentenze dei giudici amministrativi, come se non esistessero.
Il finanziamento ministeriale è stato garantito e quindi l’amministrazione Mastella con la delibera di Giunta n. 63 del 28 febbraio 2024 ha affidato l’incarico di realizzare il progetto di fattibilità per il nuovo look del mamozio alla società OFFTEC interessata anche alla realizzazione del Campo da Golf.
Ovviamente anche in questo atto non si fa alcun riferimento alle due sentenze del TAR e del Consiglio di Stato che hanno annullato gli atti amministrativi con i quali quell’edificio fu autorizzato e che, di conseguenza, non consentono che il mamozio sia completato.
Negli atti del Comune non c’è traccia neppure del Project Financing ad iniziativa privata e quindi non si comprende chi sarebbe il misterioso imprenditore, o la cordata di imprenditori, che dovrebbe investire quasi 8 milioni di euro per completare e far fruttare economicamente un edificio abusivo.
Non si comprende neppure in che modo il tentativo maldestro di sfruttare il mamozio dovrebbe coinvolgere anche il connesso scheletro del palazzo privato del Cepid, al quale non si fa riferimento nella scheda inviata al Ministero con la richiesta di finanziamento per il “risanamento e la riqualificazione” dell’area.
Insomma, un ulteriore intreccio di atti contradditori, omissioni e presunte operazioni artistico-culturali per tentare di realizzare affari nel cuore del centro storico, davanti alla Cattedrale, bene pubblico dei cittadini. “