Ato, industriali, Regione, triangolazione di responsabilità nello scenario più intricato che ci possa essere: gli effetti, fino ad ora degnmi del miglior Godot, degli Ato voluti dalla Regione con una legge che è ormai un mantra: la 14 del 2016. In otto anni non si è riusciti a chiudere il ciclo dei rifiuti e sul banco degli imputati, ioncontrovertibilmente, ci finisce la classe politica ed amministrativa.
L’Ato non decolla, i sindaci che ne compongono l’organigramnma restano bloccati sulle loro visioni localistiche, l’ambito vara società in house a totale capitale pubblico che abortiscono sul nascere, gli industriali che si sentrono tagliati fuori da ogni contesto e ormai rompono gli argini.
Oggi a Benevento Confindustria ha organizzato un convegno proprio sul tema della gestione dei rifiuti e delle cave dismesse e inevitabilmente è riemersa quella polemica triangolare di cui sopra con il presidente della sezione ambiente confindustriale che ha attaccato frontalmente proprio l’Ato e la volontà delle partecipate ad intero capitale pubblico che escluderebbero proprio le imprese
L’Ato ha sempre sostenuto che la materia dei rifiuti è di competenza pubblica e che non c’è spazio per la gestione diretta dei comuni ma che i privati possono fornire la loro logistica nel momento in cui il pubblico non ne possiede gli strumenti. “Non stiamo estromettendo nessuno”, dice il direttore generale Romito, “ma la legge non prevede altre soluzioni e non comprendo la reaszion e delle imprese confindustriali.”
La sensazione è che non ci sia dialogo. La Regione sostiene che la responsabilità sta nella incapacità degli enti locali di trovare un’intesa e quindi della politica come elemento ostativo alla piena affermazione della Legge 14/2016 che non decolla.