Nicola Sguera interviene sui fatti del 23 febbraio scorso, le violenze delle Forze dell’Ordine su quanti, nella fattispecie gli studenti pisani, protestavano favore della Palestina. “Quelle cariche della Polizia scuotono le coscienze di tutti coloro che sono stati educati ai principi costituzionali e ai valori democratici e si occupano di vigilare, con lo studio, l’esempio e il costante impegno perché conservino forza civica e diventino sostanza nella prassi quotidiana.
Una parte importante delle nostre istituzioni è rappresentata dagli organi di Polizia che hanno il compito di difendere tali principi nel rispetto degli articoli 17 e 21 della nostra Costituzione riguardanti il diritto dei cittadini di riunirsi pacificamente e di manifestare liberamente il proprio pensiero.
Hanno il compito soprattutto di tutelare i più deboli, coloro che si affacciano alla politica, che cercano di conquistare spazi di vita democratica, scegliendo di prendere posizione, di lasciare le comode case e riunirsi per affermare il proprio diritto a esserci e a farlo con consapevolezza e autonomia di discernimento. Molti dei ragazzi che hanno partecipato alle manifestazioni del 23 febbraio erano minorenni: vederli soccombere sotto le manganellate di coloro che dovrebbero, invece, garantirne l’incolumità è stata una delle immagini più tristi di questi ultimi anni.
Noi, docenti del Liceo Classico Pietro Giannone, da sempre attenti alla formazione umanistica, integrale, civica delle nostre studentesse e dei nostri studenti, promotori sinceri di quell’I care che don Milani faceva scrivere sulle pareti della sua umile scuola e che è l’esatto contrario del motto fascista Me ne frego, esprimiamo il nostro sdegno per quanto è accaduto a Pisa, a Firenze, a Catania e chiediamo che sia fatta chiarezza sulle responsabilità di chi doveva garantire il corretto esercizio delle libertà dei ragazzi e permettere loro di confrontarsi sui temi socio-politici nelle modalità che la repubblica democratica consente.
I diritti umani tutti, civili, politici, sociali, sono l’espressione del grado di democrazia formale e sostanziale di una società e vanno rivendicati e difesi, senza timori né sospetti che il ricorso alla forza possa nascondere un tentativo di intimidazione o il messaggio che sia meglio starsene a casa piuttosto che scendere in piazza per esprimere la propria opinione.
Crediamo che le forze intellettuali e morali della società civile debbano sentirsi impegnate in un uso lungimirante del pensiero critico e che accettare ogni compressione delle libertà, ogni distinguo giustificazionista delle misure repressive contenga in sé il rischio dell’assuefazione lenta a un’erosione dei diritti la cui conquista non può e non deve essere messa in discussione.
La nostra libertà ha un prezzo, come il monito popperiano invita a ricordare, ed è la continua vigilanza: in questo un aiuto prezioso e imprescindibile è nelle parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che non manca di sottolineare ogni tentativo di deviazione dalla corretta lettura del dettato costituzionale.
È a lui che facciamo appello, al suo equilibrio, alla pacatezza con cui interpreta il ruolo che la Repubblica gli affida quando ricorda che ogni forma di violenza è un fallimento e che «l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli, ma sulle capacità di assicurare sicurezza, tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente le opinioni», una capacità che, siamo sicuri, non fa difetto alla maggioranza di loro, quotidianamente impegnata a garantirne l’esercizio.
Nel ringraziarLo per la sua presenza, attiva e rassicurante, ci rivolgiamo altresì a tutte le forze politiche, istituzionali, civili per ricordare il lungo e faticoso cammino dei diritti e per chiedere di reagire insieme a ogni tentativo di rallentarlo, ma soprattutto per sollecitare il loro sostegno nel difendere i nostri giovani dagli effetti di possibili derive autoritarie e per rivendicare il rispetto di quelle libertà che ci appartengono, che abbiamo faticosamente conquistato e che abbiamo il dovere di rilanciare nella continuità di un legame storico e culturale tra generazioni.
ADESIONI
Teresa De Vito (D.S. “P. Giannone”). I docenti Maria Maddalena Albini, Paola Bagnoli, Angelo Bosco, Massimiliano Calabrese, Nunzia Campanelli, Giulia Campagnuolo, Adele Carletti, Paola Caruso, Annalisa Cervone, Susanna Colucci, Natalia Cosentini, Angela Violetta Coviello, Giampiero Cuordoro, Anna D’Addio, Angelo De Cicco, Maria Teresa Del Core, Paola Del Gais, Elena D’Onofrio, Annalaura De Nigris, Miriam De Toma, Laura De Tomo, Francesca Esposito, Donato Faiella, Annalisa Grelle, Elena Intorcia. Isabella Leoni, Loredana Lombardi, Linda Mercuro, Enza Orsini, Paola Maglione, Lucia Masone, Stefania Mazzone, Franco Oliviero, Giuseppe Pellino, Leandro Pisano, Luciano Politi, Claudia Romano, Nicola Sguera, Teresa Simeone, Jenny Soldatesca, Sara Ventura, Maria Cristina Zilla