“Per quanto ci riguarda, è evidente che se dovessimo scegliere un testimonial per un’eccellenza del territorio sannita a tutti ci rivolgeremmo meno che a Matteo Salvini. Appare chiaro, però, che a prescindere da qualsiasi valutazione di merito (e ne avremmo tante da fare), Salvini non è un testimonial pubblicitario, ma, temporaneamente, un Ministro della Repubblica nonché vice Presidente del Consiglio. Pertanto, immaginare di boicottare un’azienda visitata da un esponente di Governo è una stupidaggine inaudita”. Cosi in una nota congiunta il segreario provinciale, Giovanni Cacciano, e il presidente, Rosa Razzano.
“È una stupidaggine – continuano – perché è una sorta di protocollo non scritto mostrare alle istituzioni “i gioielli di famiglia”: Rummo è a tutti gli effetti un gioiello del Sannio e come tale, prima di Salvini, ha ospitato le visite istituzionali di Andrea Orlando, all’epoca ministro della Giustizia, di Vincenzo De Luca nella sua qualità di presidente della Giunta Regionale della Campania, Paolo Gentiloni, all’epoca Presidente del Consiglio dei Ministri e tantissimi parlamentari o esponenti dell’esecutivo di ogni schieramento”
“È una stupidaggine perché se, per pura ipotesi, il fantomatico boicottaggio che per fortuna è stato ventilato solo da tre o quattro odiatori social travalicasse questa infima dimensione, di certo non si danneggerebbe Salvini ma un’eccellenza che opera in una terra fragile dove Rummo dà lavoro a circa 160 dipendenti…famiglie che quindi vivono e lavorano nel Sannio in un momento di galoppante erosione demografica”.
“È una stupidaggine, soprattutto, perché ci si priverebbe di qualcosa di buono: si può smettere di mangiare pizza, ad esempio, perché la mangia qualcuno che ci è antipatico? Sarebbe follia, come è follia pensare di ostacolare un’eccellenza che grazie alla maestria con cui lavora i propri prodotti ha portato nel mondo l’immagine di un modello agroalimentare di grande qualità.
“Perciò, le battaglie alla Lega e a Salvini si facciano sulle cose serie: sullo scellerato disegno di autonomia differenziata che devasterebbe il Mezzogiorno, ad esempio, non certo dando contro le (poche) eccellenze del Sud!” concludono Cacciano e Razzano