Si chiamava Seam, e alla mente di pochi, forse, richiama la società partner che avrebbe dovuto coadiuvare l’Ato Rifiuti di Benevento a gestire il ciclo integrato e chiudere, in quel modo, la lunga stagione dell’emergenza rifiuti. Sta di fatto che quella partecipata, ad intero capitale pubblico, non ha mai visto la luce ed anzi s’è persa nelle nebbie di una vicenda che non finisce mai.
A farne le spese anche Giovanna Razzano, chiamata a gestirla ma mai nelle condizioni di operare così come in Sannio Europa e questo ha di molto esacerbato la Razzano che ovviamente ne ha tratto le proprie deduzioni. E’ una delle pagine meno chiare del mastellismo di potere la questione Ato Benevento che, va detto, accomuna tutta la Regione in una condizione di inattività le cui cause vanno ricercate nella mancanza di volontà politica.
E comunque, l’Ato ci riprova con la decisione di affidare in house ad una nuova società da costituire, a totale capitale pubblico, partecipata dai Comuni, sia la gestione dei servizi di raccolta, trasporto e spazzamento che tutta la filiera impiantistica per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti urbani nel territorio provinciale estromettendo una quindicina di imprese del settore.
“Tale scelta – viene fatto rilevare nel ricorso delle imprese depositato al Tar Campania dall’avv. Andrea Verdicchio – è fonte di danno per le società ricorrenti perché le estromette dal mercato di riferimento, precludendo loro ogni possibilità di concorrere, in forma singola o associata, per l’aggiudicazione della gestione del servizio integrato dei rifiuti nel rispetto dei principi di tutela del mercato e della concorrenza”.